Barbie

Il nostro parere

Barbie (2023) USA di Greta Gerwig


Barbie, che vive a Barbie Land, viene cacciata dal paese perché non è una bambola dall’aspetto perfetto. Senza un posto dove andare, parte per il mondo umano e cerca la vera felicità.


Si tratta certamente più di un fenomeno mediologico e semiologico piuttosto che cinematografico. Il film è, infatti, un’acutissima riflessione sulla società contemporane sotto forma di satira e l’intera opera è disseminata di elementi che vanno analizzai, studiati per comprenderli fino in fondo.

Greta Gerwig riesce ad essere fedele ai consueti temi della sua filmografia, come la maturità, l’accettazione dei cambiamenti nella realtà e in generale una visione dell’esistenza non esente da un cinismo rivelatore compensato con dosi di ottimismo, ma paga un pedaggio che finisce per mettere in discussione ciò che propone in altri momenti. Tutto ciò che si riferisce ai dirigenti di Mattel e al personaggio di Will Ferrell non funziona, mentre risulta abbastanza stucchevole il rapporto mamma-figlia con quest’ultima trasformata in uno stereotipo.

Detto questo dove sta la fenomenologia di Barbie? Dove i motivi del grande interesse suscitato anche da parte di una certa critica? La prima valutazione va sull’aspetto visivo, sul grande lavoro compiuto a livello di design per ricreare il mondo delle bambole in una festa orgiastica del colore rosa che sottolineano gli stereotipi di genere.

“Barbie” poi è divertente con i suoi riferimenti alla cultura pop, come l’omaggio “2001: Odissea nello spazio” e la power ballad degli anni ’80 di Ken, con le sue battute corrosive sullo stesso mondo Mattel che viene costantemente sbeffeggiato per la falsa visione della donna che propone.

Come star del film, Margot Robbie trova il giusto equilibrio tra satira e sincerità. Lei è la scelta perfetta del casting; è impossibile immaginare qualcun altro nel ruolo; appare completamente in parte, irradia il tipo di instancabile ed esagerato ottimismo richiesto per questo mondo accresciuto e rivestito di caramelle. Più tardi, mentre la comprensione di Barbie si espande, Robbie gestisce magistralmente i dialoghi più complicati di Gerwig e del suo co-sceneggiatore e collaboratore frequente, il regista Noah Baumbach. Da un sorriso accecante a una sola lacrima e ad ogni emozione in mezzo, Robbie trova l’energia e il tono ideali in tutto.Anche Ryan Gosling è pregevole nel ritrarre la fragilità di Ken che passa dalla dipendenza da Barbie ad un folle modello machista che interpreta con ironia e colore.

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