La spia. A most wanted man. L’ultimo saluto di Philip

Il nostro parere

La spia A most wanted man (2014) USA di Anton Corbjin

Un romanzo di Le Carrè del 2008, un regista professionale, l’olandese Corbjin amante di storie intricate e dannatamente infelici, un gruppo di attori bravissimi, una stella che splende, Philip Seymour Hoffman. Nel film girato appena prima di morire Hoffman, sfatto in volto e con un aspetto molto più vecchio dei suoi 47 anni, è grandioso, un monolite espressivo che troneggia in mezzo al film. Lui da vigore ad ogni scena, creando uno sconfitto, un uomo segnato dai rimorsi e dal peso del proprio lavoro che cerca disperatamente la barra diritta della sua coscienza.

Ma è un’impresa impossibile, soprattutto oggi in questo marasma politico che sotterraneamente muove denaro e violenza, un’impresa impossibile se fai la spia, un’impresa impossibile se non puoi fidarti di nessuno perché tutti non si fidano di se stessi.

La spia è un’opera dura, malinconica, girata con toni freddi, che non lascia speranze sul nostro futuro.

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