Tàr – The conductor

Il nostro parere

Tàr (2022) USA di Todd Field


La celebre musicista Lydia Tár sta per registrare la sinfonia che rappresenterà l’apice della sua arte e carriera. Tuttavia, quando il destino sembra essere contro di lei, trova conforto solo in Petra, la sua figlia adottiva.


TÁR di Todd Field è un’immersione nel mondo della musica classica, nelle prime battute rivolto ad un pubblico di iniziati che comprende i tecnicismi svelati nell’intervista che apre l’opera. È però la magnetica interpretazione di Cate Blanchett a portarci immediatamente in un mondo di fascino e di egocentrico potere.

Il direttore d’orchestra è tutto questo, artista tra altri artisti ma potente decisore delle carriere altrui; interprete e dotto studioso dei testi musicali decifrati come arcani geroglifici, ma anche essere umano pieno di difetti e di desideri

Dopo l’intervista di apertura, che serve a chiarire il personaggio principale, il film è in gran parte una serie di episodi che illuminano la professionalità esigente, al limite del bullismo, di Tár resa splendidamente da una sceneggiatura intelligente e coraggiosa di Field che sa evidenziare la complessità del personaggio con una precisione geometrica.

La fotografia di Florian Hoffmeister e la colonna sonora inquieta di Hildur Guðnadóttir contribuiscono a venare d’orrore diverse scene, in particolare quelle oniriche e le diverse legate ai rumori percepiti da Tàr nelle sue peregrinazioni, rumori sempre più molesti che spezzano il silenzio di cui ha bisogno per concepire la musica, atto puro in cui ognuno di noi si riscatta dalla mediocrità della propria esistenza e dei propri comportamenti.

Blanchett in questo è maestosa con la sua fisicità che svela gradualmente il crudele ego del personaggio. Venerata da tutti, desiderata da molti ma amata da pochissimi, lei nasconde l’ambiente povero culturalmente da cui è partita, il suo passato popolare che la rende meno interessante, pronta a cancellare ogni rapporto, ogni sentimento per la bramosia del successo che solo sa inebriarla.

Dopo la caduta, deve ritrovare se stessa e in quest’ultima parte il film scivola, si confonde. Il personaggio, come le viene detto, non sa da dove viene e dove sta andando, ma il percorso che Field sceglie è poco convincente e poco credibile anche per un ego mortificato.

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