10 attrici morte nel 2023

10. Margit Carstensen (Kiel, 29 febbraio 1940 – Heide, 1 giugno 2023) Nel 1969 a Brema conosce Fassbinder. È sotto la sua direzione che acquista popolarità interpretando riduzioni di opere teatrali in televisione passando poi al cinema. Con lui interpreta diversi film tra cui Le lacrime amare di Petra von Kant (1972), Martha (1974) e Effi Briest, nel 1976 Roulette cinese e Nessuna festa per la morte del cane di Satana e nel 1979 La terza generazione. Il ruolo di Petra von Kant le frutta nel 1973 il Gold Film Award per la migliore interpretazione femminile. Nel 1980 appare in Berlin Alexanderplatz dello stesso Fassbinder. Nel 1981 interpreta Possession di Andrzej Zulawski. Nel 1985 è diretta dalla regista polacca Agnieszka Holland in Raccolto amaro.

9.Carmen Sevilla, nome d’arte di María del Carmen García Galisteo (Siviglia, 16 ottobre 1930 – Madrid, 27 giugno 2023) A 17 anni debutta al cinema con il film Serenata española, di Juan de Orduña. Durante gli anni cinquanta si afferma come una delle attrici spagnole più popolari. Con Ho giurato di ucciderti (1957) di Juan Antonio Bardem (prima pellicola spagnola candidata all’Oscar) si fa apprezzare come attrice a tutto tondo. Accresce la sua popolarità girando film in Francia e Italia (Pane, amore e Andalusia con Vittorio De Sica). Nel 1960 è Maria Maddalena nel kolossal di Nicholas Ray Il re dei re. La Paramount le offre un contratto di 5 anni, ma lei preferisce tornare in patria.  Ritorno al cinema nel 1969, cercando ruoli lontani da quelli degli anni ‘50 e più vicini al nuovo gusto del pubblico. Nel 1972 è Ottavia in All’ombra delle piramidi, diretto e interpretato da Charlton Heston. Negli ultimi anni ha avuto una felice carriera come conduttrice di programmi televisivi.

8. Stella Stevens, nata Estelle Caro Eggleston (Yazoo City, 1 ottobre 1938 – Los Angeles, 17 febbraio 2023) Esordì sul grande schermo alla fine degli anni ‘50, interpretando ruoli che misero in risalto la sua prosperosa bellezza tra cui le commedie Dinne una per me (1959) di Frank Tashlin, che le valse il premio Golden Globe come attrice rivelazione dell’anno, e Il villaggio più pazzo del mondo (1960) di Melvin Frank e Norman Panama. Nel 1961 interpretò Blues di mezzanotte di John Cassavetes, mentre l’anno successivo affiancò Elvis Presley in Cento ragazze e un marinaio (1962) di Norman Taurog. Subito dopo le venne affidato il ruolo di un’attricetta, che rivaleggia con Shirley Jones per conquistare le attenzioni di un vedovo nella commedia Una fidanzata per papà (1963) di Vincente Minnelli. Fu anche Stella Purdy in Le folli notti del dottor Jerryll (1963). Fino alla fine degli anni sessanta fu scelta per ruoli di bionda voluttuosa, come in Matt Helm il silenziatore (1966) di Phil Karlson, ma venne impiegata anche in film drammatici, come Con le spalle al muro (1968) di Brian G. Hutton. La sua carriera giunse a una svolta nel 1970, quando apparve nel western La ballata di Cable Hogue di Sam Peckinpah. Nel 1972 recitò in L’avventura del Poseidon, successo del genere catastrofico. Importante anche Vecchia America (1976) di Peter Bogdanovich. Negli anni settanta si dedicò alla televisione.

7. Melinda Rose Dillon (Hope, 13 ottobre 1939 – Los Angeles, 9 gennaio 2023) In teatro, nel 1962, interpretò la parte di Honey nella prima rappresentazione della commedia Chi ha paura di Virginia Woolf? di Edward Albee. Fu candidata due volte all’Oscar come migliore attrice non protagonista, per Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977) di Steven Spielberg e Diritto di cronaca (1981) di Sydney Pollack, senza vincerlo. Si ricorda inoltre la sua partecipazione al film Magnolia (1999) di Paul Thomas Anderson.

6. Raquel Welch (Chicago, 5 settembre 1940 – Los Angeles, 15 febbraio 2023) Dopo i concorsi di bellezza, esordì come attrice a 24 anni. Entrò nell’immaginario collettivo per il manifesto del film in Un milione di anni fa (1960) di Don Chaffey con il primo piano dell’attrice in un provocante bikini in pelle, affermandola come sex symbol. Nel 1966 recitò nel film di fantascienza Viaggio allucinante di Richard Fleischer. Affrontò vari generi cinematografici: la commedia, Spara forte, più forte… non capisco! (1966) di Eduardo De Filippo, Le fate (1966) di Mauro Bolognini e Colpo grosso alla napoletana (1968) di Ken Annakin, il poliziesco, La signora nel cemento (1968) di Gordon Douglas e L’implacabile omicida (1969) di James Neilson, e il western, Bandolero! (1968) di Andrew V. McLaglen. Nel 1970 recitò in Il caso Myra Breckinridge e nel 1972 in Barbablù di Edward Dmytryk. Nel 1973 interpretò Milady nel film I tre moschettieri di Richard Lester, ruolo che le valse il Golden Globe alla miglior attrice in un film commedia o musicale, parte ripresa nel sequel Milady dell’anno dopo. Negli anni successivi ha diradato le sue partecipazioni al cinema, tra cui si segnalano Party selvaggio (1975) di James Ivory e Il principe e il povero (1977) di Richard Fleischer. Nel 1987 ottenne la seconda candidatura al Golden Globe come miglior attrice in una mini-serie con Quando morire di Paul Wendkos.

5. Piper Laurie, pseudonimo di Rosetta Jacobs (Detroit, 22 gennaio 1932 – Los Angeles, 14 ottobre 2023) Fu protagonista accanto a Ronald Reagan della commedia Amo Luisa disperatamente (1950) di Alexander Hall, recitò con Paul Newman in Lo spaccone (1961) di Robert Rossen, per cui ottenne la sua prima candidatura all’Oscar e venne diretta da Brian De Palma nel thriller horror Carrie – Lo sguardo di Satana (1976), per cui venne candidata nuovamente all’Oscar. A metà degli anni ottanta, si concesse al piccolo schermo, recitando nella miniserie Uccelli di rovo, prima di aggiudicarsi un Emmy Award per il suo ruolo in La promessa (1986). Nello stesso anno, apparve in Figli di un dio minore, pellicola vincitrice di un Orso d’Argento a Berlino, per il quale fu candidata per la terza volta all’Oscar. Dopo I segreti di Twin Peaks e il film Trauma (1993) di Dario Argento, ha partecipato per serie come E.R. – Medici in prima linea, Law & Order e Will & Grace.

4. Marisa Pavan, pseudonimo di Maria Luisa Pierangeli (Cagliari, 19 giugno 1932 – Saint-Tropez, 6 dicembre 2023) La sua carriera cinematografica si è svolta principalmente negli Stati Uniti, dove esordì sul grande schermo all’inizio degli anni 50 sulle orme della sorella Annamaria. Tra i ruoli interpretati, quello di Nicole Bouchard in Uomini alla ventura (1952), esordio accanto a James Cagney; quello della figlia in La rosa tatuata (1955) per il quale ottenne un Golden Globe ed una candidatura all’Oscar come miglior attrice non protagonista. Fu poi la ragazza madre in L’uomo dal vestito grigio (1956) con Gregory Peck ed in seguito prese parte a Diana la cortigiana (1956) e Salomone e la regina di Saba (1959); infine fu co-protagonista del poliziesco Mezzanotte a San Francisco (1957), accanto a Tony Curtis. Nel 1971 la sorella gemella Anna Maria venne ritrovata morta nel suo appartamento di Beverly Hills, a soli 39 anni. La Pavan diradò le sue apparizioni cinematografiche (la sua ultima pellicola è del 1974) per dedicarsi maggiormente alla famiglia. Nel 1976 ebbe un ultimo ruolo di rilievo nella miniserie televisiva I boss del dollaro, accanto a Kirk Douglas.

3. Jane Birkin (Londra, 14 dicembre 1946 – Parigi, 16 luglio 2023) Iniziò la carriera di attrice teatrale, come la madre, a 17 anni. In seguito esordì in un musical, esortata dal compositore inglese John Barry (l’autore delle musiche dei film di James Bond), che poi sposò all’età di 19 anni. Il suo esordio cinematografico risale al 1965 con Non tutti ce l’hanno di Richard Lester, cui seguì La truffa che piaceva a Scotland Yard (1966) di Jack Smight, ma fu con il film Blow-Up (1966) di Michelangelo Antonioni, che raggiunse la celebrità, diventando un’icona della swinging London grazie al suo fisico androgino e alla sua sensualità. Nel 1968, sul set del film Slogan, conobbe il musicista Serge Gainsbourg, con cui intraprese un lungo sodalizio sentimentale e professionale. Nel 1968 i due incisero il singolo Je t’aime… moi non plus. Lo scandalo fu enorme al punto che il disco fu sequestrato in tutta Italia. Durante gli anni 70 continuò l’attività di cantante ma parallelamente proseguì la carriera di attrice, alternando produzioni francesi (La piscina, Il romanzo di un ladro di cavalli) e internazionali (Assassinio sul Nilo). Dopo la separazione nel 1980 da Gainsbourg, si legò al regista Jacques Doillon, con cui iniziò una nuova fase della sua carriera, abbandonando l’immagine trasgressiva per far emergere una personalità più matura. Nel corso degli anni 80, recitò per Jean-Luc Godard, Patrice Leconte, Paul Morrissey e Agnès Varda; quest’ultima nel 1988 le dedicò il film Jane B. par Agnès V. Fu candidata due volte ai premi César: nel 1984 per La Pirate di Jacques Doillon e nel 1986 per La donna della mia vita di Régis Wargnier. Dopo la separazione da Doillon, iniziò a diradare l’attività cinematografica, privilegiando quella musicale e teatrale. Continuò la sua carriera di attrice in film come Daddy Nostalgie (1990) di Bertrand Tavernier, La bella scontrosa di Jacques Rivette (1991), Cento e una notte di Agnès Varda (1995), Parole, parole, parole… (1997) di Alain Resnais, La figlia di un soldato non piange mai (1998) di James Ivory. In seguito a una malattia cronica, si ritirò, chiudendo la sua carriera con Quai d’Orsay (2013) di Bertrand Tavernier.

2. Glenda Jackson (Birkenhead, 9 maggio 1936 – Londra, 15 giugno 2023) È stata due volte vincitrice del premio Oscar alla miglior attrice, nel 1971 per Donne in amore e nel 1974 per Un tocco di classe. Nel 1992 si è dedicata alla politica ed è stata deputato laburista alla Camera dei comuni fino al 2015. Nata in una famiglia operaia, fece il suo esordio teatrale nel 1957. Dopo il debutto cinematografico nel film The Extra Day (1956), entrò a far parte della Royal Shakespeare Company, e fu diretta dal regista Peter Brook in molti lavori. La popolarità arrivò con il suo ruolo in Donne in amore (1969) di Ken Russell, per il quale vinse il suo primo Oscar alla miglior attrice, e per un altro ruolo molto chiacchierato, quello della moglie ninfomane di P Čajkovskij in L’altra faccia dell’amore (1970), sempre diretto da Russell. Il regista statunitense Melvin Frank intuì le sue potenzialità di attrice brillante e le offrì la parte da protagonista nel film Un tocco di classe (1973), che le valse il suo secondo Oscar. La Jackson non si presentò a nessuna delle due cerimonie di premiazione. Il suo ultimo film prima di un lungo ritiro, The Secret Life of Arnold Bax, risale al 1992. Nell’ottobre 2016 tornò sulle scene per interpretare Lear per due mesi all’Old Vic di Londra. Nel 2022 tornò nuovamente a recitare per il cinema a fianco di Michael Caine nel film The Great Escaper, diretto da Oliver Parker.

1. Gina Lollobrigida all’anagrafe Luigia (Subiaco, 4 luglio 1927 – Roma, 16 gennaio 2023) Nel 1944 si manteneva agli studi posando per i primi fotoromanzi, con lo pseudonimo di Diana Loris. Nel 1947 partecipò al concorso di Miss Roma e si classificò seconda, ottenendo un tale successo che venne invitata a Stresa per le finali di Miss Italia, dove arrivò terza dopo Lucia Bosè e Gianna Maria Canale. Iniziò la carriera cinematografica con piccoli ruoli nei popolari film operistici dell’immediato dopoguerra. Nel 1950, dopo i primi successi, volò verso Hollywood, accettando l’invito del miliardario Howard Hughes. Quando intuì che stava per essere chiusa in una gabbia dorata tornò precipitosamente a Roma. Il contratto in esclusiva che aveva già firmato le impedì fino al 1959 di lavorare negli Stati Uniti, ma non in produzioni statunitensi girate in Europa. Tra i suoi primi successi, Campane a martello (1949) di Luigi Zampa, Achtung! Banditi! (1951) di Carlo Lizzani e Fanfan la Tulipe (1952) di Christian-Jaque (Orso d’argento al Festival di Berlino), che la consacrò star in Francia; nello stesso anno in Italia conquistò una vasta popolarità con Altri tempi di Alessandro Blasetti, nell’episodio Il processo di Frine con Vittorio De Sica, che coniò per lei il neologismo maggiorata fisica. Nel 1953 interpretò, ancora al fianco di De Sica, il personaggio della Bersagliera in Pane, amore e fantasia di Luigi Comencini (Orso d’argento al Festival di Berlino). L’anno dopo girò il sequel, Pane, amore e gelosia sempre di Comencini, ma nel 1955 rifiutò di recitare in Pane, amore e… di Dino Risi, terzo capitolo della serie. Negli anni seguenti affrontò ruoli impegnativi, come in La provinciale (1953) di Mario Soldati, La romana (1954) di Luigi Zampa, Mare matto (1963) di Renato Castellani e Un bellissimo novembre (1969) di Mauro Bolognini. Dai primi anni cinquanta La Lollo, così soprannominata, diventò protagonista di produzioni internazionali e hollywoodiane come Il tesoro dell’Africa (1953) di John Huston, Il maestro di Don Giovanni (1954) e La donna più bella del mondo (1955) di Robert Z. Leonard, film biografico che romanza la vita del soprano Lina Cavalieri. Con questo ruolo vinse il David di Donatello alla migliore attrice protagonista. Nel 1956 recitò nel film drammatico Trapezio di Carol Reed, accanto a Burt Lancaster e Tony Curtis, cui seguirono Il gobbo di Notre Dame (1956) di Jean Delannoy, ove interpretò Esmeralda accanto ad Anthony Quinn, Sacro e profano (1959) di John Sturges, al fianco di Frank Sinatra e Steve McQueen, Salomone e la regina di Saba (1959) di King Vidor, con Yul Brynner. In questi anni partecipò anche a due film meno fortunati, ma apprezzati dalla critica: Anna di Brooklyn (1958) di Vittorio De Sica e Carlo Lastricati e La legge (1959) di Jules Dassin. Nel 1961 girò Torna a settembre di Robert Mulligan, con cui vinse un Golden Globe come miglior attrice. L’anno seguente recitò con Stephen Boyd nel film Venere imperiale di Jean Delannoy: il ruolo di Paolina Bonaparte le valse un David di Donatello e un Nastro d’argento come migliore attrice protagonista. Nel 1964 apparve nel drammatico La donna di paglia di Basil Dearden, ove affiancò Sean Connery. L’anno successivo recitò in Strani compagni di letto di Melvin Frank, in coppia con Rock Hudson. In quegli anni partecipò sia a film italiani di vario genere, come Io, io, io… e gli altri (1966) di Alessandro Blasetti e La morte ha fatto l’uovo (1967) di Giulio Questi, sia a produzioni straniere, quali Hotel Paradiso (1966) di Peter Glenville, L’amante italiana (1966) di Jean Delannoy, e Le avventure e gli amori di Miguel Cervantes (1967) di Vincent Sherman. Nel 1968, grazie alla sua brillante interpretazione in Buonasera, signora Campbell di Melvin Frank, ottenne una candidatura al Golden Globe per la migliore attrice in un film commedia o musicale e un terzo David di Donatello alla migliore attrice. Sempre nel 1968 apparve come guest star nel satirico Mash, la guerra privata del sergente O’Farrell di Frank Tashlin, con Bob Hope. In seguito si cimentò anche con lo spaghetti-western prendendo parte a E continuavano a fregarsi il milione di dollari (1971) di Eugenio Martín. Nel 1972 recitò con David Niven in Un ospite gradito… per mia moglie di Jerzy Skolimowski. Si allontanò poi dagli schermi, cui farà ritorno nel 1995 con il film Cento e una notte di Agnès Varda e con XXL (1997) di Ariel Zeitoun. Nel 1972 interpretò la Fata Turchina in Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini, che costituì l’esordio dell’attrice in una produzione televisiva. Dall’anno successivo iniziò a diradare le apparizioni sugli schermi per dedicarsi alla fotografia e alla scultura. Nel 1984 apparve nel serial statunitense Falcon Crest. Del 1988 è il remake televisivo de La romana diretto da Giuseppe Patroni Griffi. Nel 1996 fu premiata con il David di Donatello alla carriera.

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