Per un pugno di dollari – Il mito di Leone inizia

Il nostro parere

Per un pugno di dollari (1964) ITA di Sergio Leone

In una cittadina al confine tra Stati Uniti e Messico, dominata da due famiglie di prepotenti, giunge un pistolero che le fa sterminare a vicenda. Inizia il mito di Sergio Leone.

La prima grande opera di Leone dopo le prove de Il colosso di Rodi. L’esordio è con lo pseudonimo di Bob Robertson (omaggio al padre, regista del muto) per seguire la corrente esterofila che impazzava allora. Inizio anche del sodalizio con Ennio Morricone e le sue musiche, ancora oggi ammirate in tutto il mondo.

Leone lancia gli spaghetti western ma in realtà rilegge interamente il genere. Se per gli americani il western è il mito della frontiera, della costruzione di un popolo, per Leone il centro è un’estetica manierista in cui gli eroi sono cinici e, talvolta, crudeli in un mondo in cui prevale la violenza e la sopraffazione, lasciando poco spazio alla speranza. Ecco che l’attore diventa un idealtipo più che un personaggio, le battute sono ridotte al minimo, i protagonisti emergono da un passato sconosciuto e inafferrabile.

L’estetica dell’immagine è l’aspetto più evidente (oltre alla forte entropia tra musica e inquadrature): l’uso dei dolly, l’abbondanza di primissimi piani e dei dettagli, scene in cui prevale la macchina fissa, contrapposte ad altre in cui i piani si alternano freneticamente, duelli catartici in cui il tempo diventa un dettaglio irrilevante. Tutto ciò è lo stile di Leone, ancora oggi imitato ovunque.

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