Ladybird. Fuggire da Sacramento

Il nostro parere

Ladybird (2018) USA di Greta Gerwig

Christine McPherson è un’ambiziosa liceale all’ultimo anno che sogna di trasferirsi sulla costa orientale per frequentare il college. Quando decide di iscriversi a un club di teatro la sua vita cambia completamente.

Grazioso film girato in uno stato di ispirata lievità da parte di Greta Gerwig, intelligente attrice e musa di un certo ambiente intellettuale newyorchese ed in particolare del regista Noah Baumbach, suo compagno nella vita. Con lui aveva scritto Frances Ha e Mistress America, ottenendo premi e riconoscimenti. Ora il passaggio alla regia con una vicenda estremamente autobiografica, vista che la stessa Gerwig è nata a Sacramento.

In pratica, è una vera e propria dichiarazione d’amore alla città che le ha dato i natali arricchita dall’innata autoironica che l’attrice ha sempre mostrato nelle sue interpretazioni e nei suoi scritti. In particolare risalta il contrappunto dello scontro generazionale dove la dura e amorevole Laurie Metcalf si scontra, tra l’amore folle e l’odio, con la figlia su puntigliosi momenti della crescita. Il ritratto generazionale utilizza i consueti motivi del racconto di formazione ma si appoggia su una solida struttura narrativa. Parte del successo è legata all’esplosiva interpretazione di Laurie Metcalf (madre anche di Sheldon in The big bang theory) e su Saoirse Ronan, una Ladybird mutevole e intensa, che conferma quanto di buono si intuiva in lei fin dall’esordio in Espiazione.

Spensierato e accessibile, il film difetta un po’ nel facile intellettualismo dei dialoghi, ma mostra una diversità nei toni e nei timbri della commedia adolescenziale.

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