Cristo si è fermato a Eboli

Il nostro parere

Cristo si è fermato a Eboli (1979) ITA di Francesco Rosi

Carlo Levi, pittore, scrittore e medico antifascista, viene condannato al confino in un remoto paese della Lucania. Dopo alcune difficoltà iniziali, l’uomo impara a conoscere e ad apprezzare la semplicità e la saggezza degli abitanti del luogo.

Basato su un libro di memorie di Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli è un’opera contemplativa di 222 minuti realizzata in quattro parti per la RAI. C’è stata anche una versione cinematografica di 150 minuti, molto limitata rispetto all’opera televisiva.

L’inizio vede Carlo Levi nel suo viaggio verso il paese di Gagliano, mentre osserva i volti mutevoli dei suoi compagni di viaggio e il paesaggio attraverso il quale si muove, con la sensazione di viaggiare virtualmente indietro nel tempo. Questo movimento concettuale serve ad introdurci nella percezione di un altro mondo, regolando il modo di vedere dello spettatore.

Poco alla volta, l’intellettuale entra a far parte della comunità, e si rende conto della povertà e del disagio che lo circonda con crudo realismo. Questo non è presentato come una trasformazione politica, ma come un risveglio individuale ed emotivo anche grazie alla visita della sorella Luisa, lei stessa medico, che lo aiuta a iniziare a interagire con i contadini piuttosto che limitarsi ad osservarli.

Nelle scene finali Rosi passa ad una modalità più pedagogica, con Levi che discute i problemi di cui è venuto a conoscenza con altri intellettuali attivisti che rispondono con una posizione teorica e condiscendente. Diventa chiaro che, dalle sue esperienze personali a Gagliano, non parla più la stessa lingua di questi colleghi e quel divario indica che il vero cambiamento sociale sarà un progetto lungo e difficile.

Cristo si è fermato a Eboli è splendidamente girato da Pasqualino De Santis, con Rosi che compone con una combinazione di semplicità e precisione espressiva. Le interpretazioni sono eccellenti, con molti non professionisti nel cast, anche grazie alla magnetica presenza di Volontè che guida con le sue espressioni guida la comprensione di ciò che vediamo. Attore poliedrico capace di proiettare energia e violenza qui ci regala un ricco senso di interiorità, di pensiero e di comprensione.

Il film sembra aver segnato uno spostamento nel lavoro di Rosi, verso qualcosa di più personale e interiore ma sembra perdere una parte della sua potenza nello stile didascalico in cui è stato composto.

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