Continuiamo nel viaggio del ricordo, usando l’Oscar alla carriera per omaggiare artisti meravigliosi scomparsi. Eccone altri 10 che ci portano a metà degli anni settanta.
1962. Jerome Robbins (11 ottobre 1918 – 29 luglio 1998) Ha diretto un solo film (in collaborazione con Robert Wise), West Side Story, per il quale ha vinto il Premio Oscar come miglior regia del 1962. Prima è stato un coreografo di punta per musical a Broadway, ma anche produttore di importanti lavori teatrali come Madre Coraggio di Bertold Brecht, con Anne Bancroft nel ruolo della protagonista.
1970 Cary Grant nome d’arte di Archibald Alexander Leach (18 gennaio 1904 – 29 novembre 1986). Inglese di nascita, fu la star delle commedie brillanti di Hollywood per la sua naturale e raffinata eleganza arricchita da un forte sense of humour. Ha recitato in un centinaio di film, in prevalenza commedie brillanti, ma viene ricordato soprattutto per le collaborazioni con Alfred Hitchcock. Privato dell’affetto della madre (ricoverata in una clinica per malattie mentali) quando era ancora ragazzo, il giovane Archibald a quindici anni interruppe gli studi e cominciò a lavorare in teatro. Emigrato in America sfondò negli anni trenta quando cambiò il proprio nome in Cary Grant. Mae West si vantava di avergli insegnato ad essere un uomo di classe. Ma è nei film con Katharine Hepburn – L’orribile verità (1937) di Leo McCarey, Susanna! (1938) di Howard Hawks, Incantesimo (1938) e Scandalo a Filadelfia (1940) di Cukor – che raggiunge la vetta. Abbandonò negli anni sessanta senza mai aver vinto un Oscar. E’ morto per un’emorragia interna. Rispettando le sue volontà, non fu tenuto nessun funerale pubblico e il suo corpo fu cremato.
1971 Lillian Gish (14 ottobre 1893 – 27 febbraio 1993). Icona del periodo d’oro del Cinema muto a Hollywood, fu la “musa” di David W. Griffith. Lavorò anche nell’epoca del sonoro, sebbene con minore intensità che negli anni precedenti, anche perché impegnata in varie attività, come quella attrice teatrale e produttrice alla United Artists. È stata tra le attrici più longeve di tutti i tempi. Recitava, giovanissima, in coppia con la sorella. Lei ebbe, però, un enorme successo per i ruoli di ragazza pura, ma sfortunata e tormentata. Interprete di capolavori come Intolerance e Giglio infranto, riuscì comunque a recitare anche con l’avvento del sonoro, pur in ruoli di comprimaria, lontana dagli altari della cronaca. Debuttò anche come regista e recitò fino a 94 anni nel film di Anderson Le balene d’agosto (1987). L’Oscar alla carriera le è stato assegnato con la seguente motivazione: “Per la superlativa capacità artistica e per il particolare contributo al progresso della cinematografia”. E’ morta a cento anni.
1971 Orson Welles (6maggio 1915 – 10 ottobre 1975) Fin da giovane rivela grandi doti intellettuali. Si rivolge prestissimo al teatro, esordiendo a Berlino. A soli 18 anni viene scritturato nelle migliori compagnie di New York e di Chicago. Cura poi regie shakespeariane per approdare, infine, alla radio. Ha ventitré anni quando, il 30 ottobre 1938, manda in onda La guerra dei mondi di H.G. Wells, simulando un’invasione marziana talmente realistica da scatenare un panico collettivo lungo tutta la costa atlantica. La RKO gli offre un contratto per l’esordio alla regia con piena libertà creativa e produttiva. Il suo esordio è Quarto potere (1941), film che sconvolge per le sue invenzioni tecnico-stilistiche: uso inedito del piano-sequenza, profondità di campo con relativa utilizzazione del «panfocus» (l’obiettivo grandangolare), riprese dall’alto o dal basso, angoli visuali inauditi (mai nessuno aveva inquadrato i soffitti). I film successivi hanno scarso successo determinando, progressivamente, l’appannamento dell’appeal dell’artista. Entrano nella mitologia del cinema gli scontri con le case produttrici, le avventure per realizzare i suoi prodotti, talvolta realizzati nel corso degli anni a fronte di finanziamenti a corrente alternata. Restano nella memoria le scene de La signora di Shanghai (1948) in cui si diverte a distruggere l’immagine altera della sua compagna di allora Rita Hayworth. Hollywood lo emargina, ma nel mondo Welles viene considerato un maestro quasi inarrivabile. La penuria costante dei fondi lo costringe ad interpretare film che spesso non lo interessano. L’ultimo suo splendido lavoro è F come Falso – Verità e menzogna (1974). Muore nel 1985, alla macchina da scrivere, mentre sta lavorando a una delle tante sceneggiature mai realizzate.
1972 Charles Chaplin (Londra, 16 aprile 1889 – Corsier-sur-Vevey, 25 dicembre 1977). Inserire qualsiasi altra informazione, mi parrebbe offensivo.
1973 Edward G. Robinson, nome d’arte di Emmanuel Goldenberg (Bucarest, 12 dicembre 1893 – Hollywood, 26 gennaio 1973). Di origini ebree, si trasferì bambino con la famiglia negli Stati Uniti. Iniziò molto presto a recitare sul palcoscenico. Attore di grande carisma e di straordinaria incisività, riuscì ad affermarsi sui palcoscenici newyorkesi come sensibilissimo interprete di opere classiche e moderne. Nel 1923 l’esordio con il cinema, ma il successo gli arrise solo nel 1931 quando interpretò il personaggio di Rico, lo spietato gangster del film Little Caesar (Piccolo Cesare, 1931) di Mervyn Le Roy. Piccolo di statura, massiccio, arcigno, dallo sguardo raggelante, e dal fare sbrigativo, questo era il tipo di gangster che Robinson portò sullo schermo. Ma era anche un uomo colto e un grande artista di estrazione teatrale, adorava la pittura tanto da arrivare ad avere, verso gli anni Cinquanta, una delle più prestigiose collezioni di quadri di tutto il mondo. Indimenticabile nel ruolo del folle capitano di una nave di Sea Wolf (Il lupo dei mari, 1941) di Michael Curtiz, o in quello dell’assicuratore arguto e bonario di Double Indemnity (La fiamma del peccato, 1944) di Billy Wilder, o in quello del tormentato professore di criminologia di The Woman in the Window (La donna del ritratto, 1945) di Fritz Lang. Negli anni Cinquanta, vistosi accantonato dal cinema, tornò al suo vecchio amore: il teatro. Spentosi per un cancro all’età di settantanove anni, ricevette postumo un Oscar alla carriera.
1974 Groucho Marx Nome d’arte di Julius Henry Marx (2 Ottobre 1890 – 19 Agosto 1977) Tutti in famiglia, a parte il padre sarto, recitavano, la madre faceva pure la manager e spinse i figli (Groucho, Harpo, Chico, Gummo e Zeppo) a gettarsi nel teatro. Dopo un’infanzia povera e difficile, Groucho inizia la sua attività artistica durante l’adolescenza come corista. Trovato stile e habitat nel vaudeville, grazie alla loro comicità surreale e fracassona, i Marx ebbero tournée trionfali negli Stati Uniti e in Inghilterra con spettacoli esaltati da critica e pubblico, lanciandosi nel cinema negli anni trenta. La mente era però Groucho famoso per le sue battute al vetriolo, anticonvenzionali e antiideologiche. Conclusa la carriera cinematografica trovò ancora fama grazie alla televisione, dove poteva esaltarsi il suo spirito corrosivo. Libri umoristici, aforismi hanno mantenuto vivo il suo mito, corroborato da fans accaniti quali Woody Allen che lo cita frequentemente.
1975 Howard Hawks (30 maggio 1896 – 26 dicembre 1977). Dopo un’infanzia agiata, entrò nel cinema diventando prima sceneggiatore e poi regista. La grande occasione gli giunse nel 1930, con Scarface. Altri grandi successi sono Ventesimo secolo (1934), con John Barrymore e Carole Lombard, in cui ironizza sul mondo dello spettacolo e sull’eterna schermaglia tra i due sessi, Susanna (1938), con Katharine Hepburn e Cary Grant, La signora del venerdì (1940). Ha però primeggiato in quasi tutti i generi cinematografici firmando capolavori western con John Wayne (Il fiume rosso, 1948, Un dollaro d’onore, 1959, El Dorado, 1966 e Rio Lobo, 1970), le commedie di Marilyn Monroe (Il magnifico scherzo , 1952 e Gli uomini preferiscono le bionde, 1953) e noir con la coppia Humphrey Bogart-Lauren Bacall (Acque del sud, 1944 e Il grande sonno, 1946). Dopo essersi ritirato a vita privata (l’ultimo film è datato 1970), Hawks si spense in seguito alle ferite riportate dopo una caduta da una motocicletta, all’età di ottantun anni.
1975 Jean Renoir (15 settembre 1894 – 12 febbraio 1979) è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico francese, secondo figlio del pittore impressionista Pierre-Auguste Renoir. Vengono consideratì suoi film più importanti La grande illusione, La cagna, Boudu salvato dalle acque, Toni, Il delitto del signor Lange, La scampagnata, Verso la vita, La vita è nostra, La Marsigliese, La regola del gioco, L’angelo del male, Il diario di una cameriera, L’uomo del Sud, Il fiume e La carrozza d’oro. Esiliato negli Stati Uniti nel 1941 (sbarcò a New York l’8 febbraio senza conoscere una sola parola d’inglese), Jean Renoir prese la nazionalità statunitense. Difficilmente si adattò al sistema hollywoodiano, tuttavia diresse alcuni film tra cui Il diario di una cameriera (1946). Di ritorno in Europa agli inizi degli anni cinquanta, Jean Renoir girò ancora La carrozza d’oro (dal romanzo di Prosper Mérimée, 1952 con Anna Magnani) e altri film. Incontrando sempre più difficoltà nel produrre i suoi film, si rivolse alla televisione e alla letteratura. Nel 1970 si ritirò a Beverly Hills, dove morì nel 1979. Il corpo venne poi trasportato in Francia, ed è sepolto al cimitero di Essoyes.
1976 Mary Pickford (8 Aprile 1892 – 29 Maggio 1979), Figlia d’arte, iniziò a recitare in teatro a quattro anni, seguendo la madre in compagnie di giro. Del 1909 è il suo debutto nel cinema per la regia di David Wark Griffith. Negli anni che seguirono la sua popolarità crebbe e così i suoi guadagni e il suo potere; nel 1916 le venne affidata la direzione di una casa di produzione, lavoro nel quale ottenne risultati tali che nel 1919 fu cooptata da Charlie Chaplin, Douglas Fairbanks e D. W. Griffith nella fondazione della United Artists. Per tutti gli anni ’20 i suoi film, nei quali la si vedeva spesso impegnata nel ruolo di “fidanzatina d’America “, continuarono ad avere successo. Il ruolo che la rese famosa, e che l’attrice ribadì in numerosissimi film, fu quello della giovinetta ingenua e perseguitata, inevitabilmente disponibile al premio finale del grande amore e della felicità familiare. Dopo qualche ruolo più maturo, la si ricorda in The Taming of the Shrew (La bisbetica domata, 1929) con Douglas Fairbanks (diventato nel frattempo suo marito), la perdita dei favori del pubblico la portò ad abbandonare le scene nel 1934. E’ morta il 29 maggio 1979.