I personaggi del cinema italiano morti nel 2023

Il cinema è fatto di registi e attori ma anche di critici, tecnici, produttori che hanno fatto qualcosa di importante, significativo in modo diverso. Anche loro vanno ricordati. In questo caso parliamo di cinema italiano.

ALDO BERNARDINI (Vicenza, 3 novembre 1935 – Vicenza, 4 agosto 2023) A circa vent’anni inizia a lavorare come critico cinematografico (per il quale ha ricevuto il “Premio Flaiano” nel 1983). A lui si devono, tra gli altri, i profili monografici di Michelangelo Antonioni (1967), Ugo Tognazzi (1978) e Nino Manfredi (1979). Negli anni settanta inizia il suo lavoro di ricerca d’archivio che culminerà con uno studio complesso e fondamentale dedicato alla storia del cinema muto italiano che copre un lungo periodo di tempo, dagli albori al 1914. Fu presidente dell’Associazione italiana per le ricerche di storia del cinema di cui è socio; nonché fondatore, direttore e collaboratore della rivista edita dall’associazione Immagine. Note di Storia del Cinema. Ha vinto il prestigioso premio Jean Mitry (1992) per la storia del cinema assegnato da Le Giornate del Cinema Muto e dalla Cineteca del Friuli. Era membro dell’Accademia Olimpica.

ANDREA PURGATORI  (Roma, 1º febbraio 1953 – Roma, 19 luglio 2023) è stato un giornalista, sceneggiatore, saggista e pure attore. Giornalista dal 1974, inviato del Corriere della Sera dal 1976 al 2000, divenne noto per le inchieste e i reportage su casi scottanti del terrorismo negli “anni di piombo” e sullo stragismo, come il caso Moro e la strage di Ustica per cui scrisse la sceneggiatura di Muro di gomma prendendo spunto dalla sua inchiesta. Scrisse molti film e fiction per la TV. Per il cinema scrisse Il giudice ragazzino (1994) e L’industriale (2011). Ottenne tra gli altri il Nastro d’argento 1992 per il miglior soggetto con Il muro di gomma, il Globo d’oro 1994 per la miglior sceneggiatura con Il giudice ragazzino e nel 2009, con Marco Risi e Jim Carrington, si aggiudicò il premio Sergio Amidei per la miglior sceneggiatura con il film Fortapàsc. Nel 1987, oltre a partecipare al soggetto e alla sceneggiatura del film Spettri, vi apparve come attore. Amico di Corrado Guzzanti e suo coautore, nel 2006 prese parte al film Fascisti su Marte nel ruolo del camerata Fecchia. Apparve come attore in più episodi della serie Boris, nei film di Carlo Verdone Posti in piedi in paradiso (2012) e L’abbiamo fatta grossa (2016), nei film di Alessandro Aronadio Due vite per caso (2010) e Orecchie (2016).  Fu membro dell’Accademia del Cinema Italiano e dell’Accademia europea del cinema.

LUCIANO SOVENA (Roma, 13.12.1950 – Roma, 13.5.2023) Avvocato specializzato in diritto d’autore, è stato membro della commissione per il credito cinematografico  della presidenza del Consiglio, nel 2003 ha fondato il primo Centro euromediterraneo di cinematografia, dal 2003 al 2011 è stato ai vertici dell’Istituto Luce. Tra le principali produzioni realizzate alla guida dell’Istituto, Sette opere di misericordia (2011) di Gianluca e Massimiliano De Serio, vincitori di due premi al Festival di Locarno 2011; Là-Bas (2011) di Guido Lombardi, Leone Del Futuro Premio Venezia Opera Prima alla Mostra di Venezia 2011; Corpo celeste (2011) di Alice Rohrwacher; 20 sigarette (2010) di Aureliano Amadei, vincitore della sezione Controcampo italiano alla 67a Mostra di Venezia e di 4 David di Donatello. Le quattro volte (2010) di Michelangelo Frammartino, vincitore del Premio della critica al Festival di Cannes 2010 e Nastro d’Argento Speciale 2010; Private (2004) di Saverio Costanzo, Pardo d’oro al Festival di Locarno 2004, Nastro d’argento 2005 e del David di Donatello 2005 per il miglior regista italiano esordiente.

MARINA CICOGNA Mozzoni Volpi di Misurata (Roma, 29 maggio 1934 – Roma, 4 novembre 2023) Prima donna produttrice cinematografica in Europa, era soprannominata la “contessa del cinema”, esponente del jet set e della dolce vita romana degli anni sessanta, è stata descritta dal New York Times come “una delle donne più potenti del cinema europeo”. Nasce a Roma a Palazzo Volpi, il nonno materno è il conte Giuseppe Volpi, governatore della Tripolitania, presidente della Biennale di Venezia e, come tale, fondatore della Mostra del Cinema di Venezia (1932) tanto che da lui prende nome la Coppa Volpi; il padre, banchiere estraneo al cinema, co-produce Ladri di biciclette nel 1948. Al Lido, fin da bambina, frequenta il mondo del cinema con incontri importanti, come quello col produttore di Via col vento David O. Selznick, appassionandosi alla settima arte. Nel 1967 diventa titolare, assieme al fratello della casa di produzione e distribuzione Euro International Films, immettendo nel mercato cinematografico italiano una grande quantità di film a partire da L’uomo del banco dei pegni di Sidney Lumet. Si afferma in un mondo esclusivamente maschile con intuizioni vincenti, come l’acquisto di Bella di giorno di Luis Buñuel, su cui nessuno scommetteva – poi Leone d’oro a Venezia. La svolta come produttrice arriva con Metti, una sera a cena (1969) di Giuseppe Patroni Griffi, da lei fortemente voluto. Seguono film come C’era una volta il West di Sergio Leone, Teorema e Medea di Pier Paolo Pasolini, Uomini contro di Francesco Rosi, Anonimo veneziano di Enrico Maria Salerno, Mimì metallurgico ferito nell’onore e Film d’amore e d’anarchia di Lina Wertmüller, Fratello sole, sorella luna di Franco Zeffirelli e soprattutto Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri che, al netto di furiose polemiche politiche, vince il Premio Oscar 1971 per il miglior film straniero. Dopo il tragico suicidio del fratello Bino e la crisi finanziaria della Euro, passa per un breve periodo alla Paramount (che le rifiuta Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci e Il portiere di notte di Liliana Cavani) prima di cessare del tutto l’attività di produttrice e trasferirsi negli Stati Uniti.


MARIO CALDERALE (1923 – Vicenza, 19.7.2023) Critico cinematografico importantissimo per aver fondato la rivista Segnocinema, ha tenuto a battesimo, come ripete volentieri Gianni Canova, altra firma della rivista, un’intera generazione di critici, che proprio su Segnocinema ha iniziato a scrivere: da Alberto Pezzotta a Paolo Cherchi Usai, da Roy Menarini a Roberto Chiesi, da Marcello Garofalo a Aldo Fittante, da Enrico Terrone a Domenico Monetti.

MAURIZIO COSTANZO (Roma, 28.8.1938 – Roma, 24 febbraio 2023) Cresciuto con il sogno di diventare giornalista, dopo una brillante carriera nella carta stampata, passa alla radio nel 1963 come autore radiofonico. La sua versatilità lo porta a scrivere canzoni come Se telefonando, scritto insieme con Ghigo De Chiara, con musica di Ennio Morricone e portata al successo da Mina, e personaggi come Giandomenico Fracchia, creato e impersonato da Paolo Villaggio. Da lì un crescente ed enorme successo in televisione. Ha tuttavia collaborato a molte opere teatrali e, naturalmente, film. Collaboratore a un primo progetto scritto del film Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini, partecipa alla sceneggiatura di molti film, quattro dei quali diretti da Pupi Avati: Bordella (1976), La casa dalle finestre che ridono (1976) – divenuto con il tempo un vero e proprio cult del genere horror – Tutti defunti… tranne i morti (1977) e Zeder (1983). Nel 1977 contribuisce alla stesura della sceneggiatura del film di Ettore Scola Una giornata particolare, interpretato dalla coppia Sophia Loren-Marcello Mastroianni. Nel 1978 dirige anche un film, l’ironico Melodrammore, parodia dei melodrammi matarazziani interpretato dall’attore-simbolo del genere, Amedeo Nazzari, alla sua ultima apparizione cinematografica. È anche attore nella sitcom Orazio, dopo alcune comparsate in altre pellicole.

SERGIO STAINO (Piancastagnaio, 8 giugno 1940 – Firenze, 21 ottobre 2023) è stato un giornalista, fumettista, vignettista e regista italiano. Nato e cresciuto a Piancastagnaio, in provincia di Siena, dopo essersi laureato in architettura, insegnò prima di dedicarsi al mondo dei fumetti esordendo con Bobo, il personaggio che l’avrebbe reso famoso. Dopo collaborazioni con la televisione nel 1989 diresse e sceneggiò il film Cavalli si nasce, e nel 1992 Non chiamarmi Omar, sviluppato a partire da un racconto di Altan.

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