Venerdì 31 ottobre: celebrazione Fellini a cui oggi l’Europa si inchina

di Gianfranco Angelucci

A 21 anni dalla scomparsa di Federico Fellini, la Fondazione Fellini di Sion celebra la ricorrenza con una mostra a Bruxelles intitolata: “Fellini, démiurge e saltimbanque”. L’evento di fastosa risonanza, visitabile allo Jacques Delors Building, rue Belliard 99, viene presentato dalla Commissione Europea per gli Affari Economici e Sociali e durerà fino al 25 novembre, prima di prendere la strada dei circuiti internazionali. La Fondazione elvetica presieduta da Stephane Marti, devoto ammiratore dell’artista riminese e autentico talento della promozione e dell’organizzazione, ha già raccolto nei suoi archivi 26.000 documenti di ogni genere sull’opera del Maestro, e ha stretto recentemente un accordo di collaborazione artistica con la città-stato di Singapore, ponte ideale e indispensabile per la Cina e gli altri Paesi dell’Estremo Oriente. Con attività permanente lo staff di Marti progetta e organizza esposizioni tematiche su Fellini in tutta Europa, rispondendo alle richieste di approfondimento delle nazioni che ne fanno richiesta. L’istituto felliniano del Vallese sta svolgendo con competenza e spirito di iniziativa il ruolo che sarebbe spettato a Rimini, città natale del più grande regista del Novecento, la quale avrebbe tratto lustro e vantaggi con una avveduta gestione del fondo costituito con denari pubblici. Non si parla solo di immagine ma anche di vantaggi economici, dal momento che possedeva reperti tra i più preziosi di Fellini; a iniziare dal leggendario “Libro dei Sogni”, indispensabile per inoltrarsi nella personalità e nell’estro creativo del Maestro, oltre che un documento unico al mondo per la ricerca psicanalitica.

Ma Rimini si sa, colpita dal sortilegio della strega cattiva che le ha piantato lo spillone in testa, è in sonno catatonico, e ha lasciato deperire un tesoro che avrebbe dovuto difendere gelosamente. Dopo aver celebrato i funerali della Fondazione, inghiottita da un debito milionario, ora sta probabilmente consegnando la preziosa eredità, passata al Comune, nella mani di qualcuno che non ne sa niente. Grazie a un pasticciato concorso pubblico che ha escluso dal ruolo di conservatore l’unica persona, Giuseppe Ricci, che in tutti questi anni, malgrado la pochezza dei quadri dirigenti, ha saputo umilmente e con competenza curare pezzo per pezzo il lascito felliniano. Cosa aggiungere, il destino ognuno se lo forgia con le proprie mani, come ammoniva Esiodo: “fabrum esse suae quemque fortunae”.

In compenso, in giro per il mondo fioriscono iniziative ispirate al nostro impareggiabile autore cinematografico che a metà degli anni Cinquanta ha rivoluzionato la concezione stessa della Settima Arte e ci ha lasciato film ancora oggi talmente moderni e attuali da sembrare appena realizzati. Per l’inaugurazione della stagione della Sala San Luigi di Forlì, tra gli invitati c’era una celebre attrice di prosa,Valeria Valeri, amata dal pubblico televisivo per l’indimenticabile “La famiglia Benvenuti” in cui recitava accanto a Enrico Maria Salerno. L’attrice ha oggi 92 anni e ancora calca le scene: a dicembre reciterà insieme a Milena Vukotic nella ‘ripresa’ de “Le fuggitive” (due esilaranti ‘cattive’ ragazze).

La Valeri all’inizio degli anni Sessanta aveva frequentato per un certo periodo la villa di Federico e Giulietta a Fregene, durante allegri raduni a cui prendevano parte la pittrice Anna Salvatore, il drammaturgo Salvato Cappelli, la regista alle prime armi Lina Wertmuller. Conosce a memoria i film di Fellini, e quella sera essendo in programma “Amarcord” di cui ricordava scena per scena, aveva detto: “Ne guardo una mezzoretta poi ce ne andiamo”. Vana intenzione: le immagini l’avevano tenuta incollata allo schermo fino all’ultima inquadratura, commossa e ammaliata. Come del resto era accaduto per il pubblico che stipava la sala; tanti spettatori che sciamando ripetevano: “Mi è sembrato di aver visto il film per la prima volta!” Ed era così, perché un’opera proiettata in pellicola sul grande schermo è completamente diversa dal film visto in TV; come contemplare un dipinto dal vero, in originale, o accontentarsi della riproduzione su un fascicolo. Però le cose cambiano e ormai soltanto gli istituti culturali possono regalare queste emozioni al pubblico; e la Fondazione di Rimini era nella posizione privilegiata per assolvere anche questo compito. Nel vuoto agiscono gli altri. Una capitale europea molto vicina a noi, ha deciso di organizzare per il prossimo anno una meravigliosa retrospettiva di Fellini, dedicandogli una mega manifestazione intitolata “La primavera di Federico Fellini”. Il ministro della cultura di quel Paese mi domanda: “Ma Rimini…?” E’ fallita, rispondo io, solfeggiando sull’equivoco di una metafora che più appropriata non potrebbe essere e sottrarmi al fastidio di nauseanti spiegazioni.

 

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