Era necessario ricordarlo perchè, nonostante i suoi 46 anni, è stato un gigante, un attore dai mezzi straordinari, aiutati da una voce che sapeva modulare in mille modi per fornire un’ulteriore caratterizzazione ai suoi personaggi. Inutile affrontare i fantasmi che lo hanno perseguitato e condotto ad una morte troppo prematura, troppo dolorosa per chi ami il cinema. Ed era amato anche da chi fa cinema.
Si era affermato nel silenzio, scavandosi una nicchia grazie a folgoranti apparizioni sullo schermo, trovando infine il giusto riconoscimento con l’Oscar, uno dei tanti premi che ha collezionato, per la verità. Non disdegnava cimentarsi anche nei blockbuster, dando però sempre un segnale della sua presenza, senza accontentarsi di occupare una casella nel film, ma cercando di dare spessore anche ai ruoli più ingrati. Tuttavia, era nel rapporto con alcuni registi che aveva dato il meglio, in modo particolare con Paul Thomas Anderson che lo aveva voluto in tutte le sue pellicole, esclusa una, talvolta in parti marginali che restavano sempre nella memoria del pubblico. Anche in opere banali come Alla fine arriva Polly era sempre magnifico, originale.
La cosa incredibile, però, è selezionare dieci film nella sua filmografia. Lo so, è barbaro definire la carriera artistica con una semplice top ten, ma serve per un mezzo come internet dove la comunicazione deve essere più essenziale. Tuttavia, è quasi impossibile limitarsi a dieci performance perchè anche in piccolissimi ruoli, Hoffman ha saputo dare un tocco indimenticabile che varrebbe la pena studiare e ristudiare al fine di capire la sua grandezza. Ed è con immensa tristezza che lo facciamo. Godetevi Philip Seymour Hoffman ma con la sua bellissima, inconfondibile voce.
Fuori dal gruppo mettiamo la sua unica regia. Jack goes boating è un piccolo film, tratto da un’opera teatrale, ma ritrae perfettamente l’essenza dell’artista che abbiamo perso. Anche qua ha iniziato dal basso, con umiltà, cercando di apprendere i rudimenti del mestiere di regista. E anche qua ha saputo fare breccia nello spettatore che non può non apprezzare la bontà dell’opera.
10. Flawless (1999) di Joel Schumacher
Diciamocelo, era un ruolo perfetto per gigioneggiare. Proprio per questo motivo la drag Queen di Hoffman non è ai primissimi posti, nonostante sia un coprotagonista. C’è, però, alle spalle un film poco riuscito, una sceneggiatura decisamente piatta per un palato fine come lui. Ma è bravo, a prescindere da tutto.
9. Parità per Quasi Famosi (2000) di Cameron Crowe
Siamo nel campo delle apparizioni che condizionano il film per carisma e magneticità. Il Lester Bangs tratteggiato da Hoffman è l’essenza del rock, della musica di quegli anni, dello spirito delle prime radio, quando ancora si credeva di poter fare tanto da un microfono. Somiglia, per certi versi, al personaggio di I love Radio Rock, ma è un uomo dolente quello che vediamo, segnato dalle delusioni e dalla lotta, non ancora domo ma certo disilluso. Bellissimo.
e La 25a ora (2002) di Spike Lee
E’ un film molto bello in cui è difficile trovare un attore fuori posto. Nei film corali di questo tipo si apprezza la bravura di Hoffman nel partecipare alle scene insieme ad altri. In questi casi lavora di sottrazione, non si concede al facile istrionismo, non occupa mai lo spazio degli altri. Circoscrive se stesso, invece, disegnando un’aura intorno al suo personaggio rendendolo più vivo e convincente.
8. Boogie Nights (1997) di Paul Thomas Anderson
Della serie: gli attori che ti restano in mente anche se, nell’economia del film, non sono essenziali. Hoffman plasma Scotty dandogli un’anima sofferente e dolcissima. Sa conferirgli un’umanità che quasi nessuno ha, sa come diventare indimenticabile anche in pochi attimi. Nasce qua il rapporto stretto con Anderson, uno dei registi più originali del panorama americano.
7. Le idi di marzo (2011) di George Clooney
Paul Zara è un uomo vero, un politico vero, una forza della natura e un bellissimo personaggio. Difficile trovare un grandissimo attore che si accontenta di un ruolo collaterale e gioca di sponda con i protagonisti. Si parla di un premio Oscar, ma qua sappiamo che non è l’apparire che interessa, ma la sostanza del personaggio. Ecco, la continua ricerca di PSH.
e La guerra di Charlie Wilson (2007) di Mike Nichols
Agente segreto particolare Gus, un agente della CIA che fa amicizia col protagonista e che rivestirà un ruolo chiave nelle operazioni di rifornimento di armi alle forze afghane. Condotto sul filo del sarcasmo, il film non riesce particolarmente ma dà spazio ad Hoffman.
6. Il dubbio (2004) di John Patrick Shanley
Un prete che si interroga sulla fede e si tormenta per le accuse di una suora. Un dramma teatrale solido in cui svettano i tre protagonisti. Hoffman è magnifico nel restituire l’ambiguità del personaggio. Uomo accusato ingiustamente oppure una persona che non sa controllare i propri istinti? Qual è la verità? Al modo di Pirandello, questa resta impenetrabile così come lo sguardo di Hoffman.
5. Magnolia (1999) di Paul Thomas Anderson
L’infermiere di questo film è indimenticabile e toccante. Per molti questo ruolo è stato causa di vero innamoramento verso Hoffman che giganteggia. Nelle scene in cui è presente, l’attore occupa la scena completamente diventando vero e assoluto protagonista. Commovente.
4. Happiness (1998) di Todd Solondz
Il silenzioso e disperato Allen diventa un vero e proprio simbolo di solitudine e alienazione. Incapace di stabilire un vero contatto umano, si sfoga nelle telefonate oscene ad una donna. Archetipo di una nuova generazione di persone sole, è un’interpretazione eccezionale per intensità e verità.
3. Truman Capote – A sangue freddo (2005) di Bennett Miller
Per queso film ha vinto l’Oscar. Il premio è certamente meritato perchè Hoffman diventa, letteralmente, un clone di Capote, sia nella postura, sia nell’incredibile duplicazione della voce. E’ un film molto bello, basato soprattutto sulla recitazione, sulla bravura del cast, esemplare. Si sa che la statuetta giunge più facilmente quando l’attore si esibisce in un biopic (più riconoscibile è, meglio è), ma l’attore è straordinario. Pazzesco.
2. The master (2012) di Paul Thomas Anderson
L’ultima perla con Anderson. Hoffman usa la sua fisicità per invadere letteralmente la scena. Sembra fisicamente più mastodontico, enorme, talmente presente da riempire lo schermo. Duetta con Phoenix ed è incredibilmente convincente. Carismatico
1. Onora il padre e la madre (2007) di Sidney Lumet
Il film con cui Lumet ha salutato il pubblico è un film amaro, durissimo, senza speranze. Il titolo è bellissimo (Before the devil knows you’re dead) e Hoffman è un vero diavolo. Il ritratto dello sconfitto che costruisce è davvero stupefacente e diventa ancora più doloroso sapendo che pochi anni dopo la droga sarebbe stata la causa della sua morte, la sua rovina proprio come il protagonista della pellicola. La disperazione del personaggio esce dallo schermo, ti avvolge come una ragnatela. E’ impossibile provare compassione per lui, ma è altrettanto impossibile odiarlo perchè riusciamo a capire il suo disfacimento umano e spirituale.