Quest’anno è iniziato con la scomparsa di diversi personaggi del mondo del cinema di valore e spessore. Tra questi vi è Carlo Mazzacurati, stroncato da un male incurabile a soli 57 anni lo scorso 22 gennaio. Ci ha lasciato con un film che sarà prossimamente nelle sale e che è stato presentato all’ultimoTorino Film Festival, ultima apparizione pubblica prima della morte. Il nostro è un piccolo sito, ma vuole ricordare un regista che ci ha fatto sorridere e pensare. Non è mai stato banale, bisogna riconoscerlo. Il suo cinema era onesto ed apprezzabile. Aveva un talento particolare nel costruire commedie svagate e romantiche dove dava il meglio di se stesso. Ecco una carrellata della sua carriera professionale.
Notte italiana (1988) Ambientato nel delta del Po, in una zona dove si estrae il metano, ha come protagonista un avvocato. L’uomo, nel corso del suo lavoro, viene a conoscenza di tanti fatti, alcuni dei quali contro la legge: speculazioni edilizie e estrazioni illecite. Emerge anche la morte di un ispettore minerario che aveva scoperto l’esistenza di alcuni pozzi clandestini. In questa morte sembra essere implicato anche il padre di Daria. L’avvocato Morsiani capisce che ora è in pericolo e tenta di fuggire. Con Marco Messeri e Giulia Boschi.
Il prete bello (1989) Tratto dal libro di Parise, è un’opera che presenta un quadro del paesaggio veneto naturalistico e nostalgico. La storia, vista con gli occhi di un bimbo, è scritta con vena poetica e mano ispirata. Mazzacurati sale alla ribalta del panorama italiano e si segnala come uno dei registi più interessanti della nuova generazione.
Un’altra vita (1992) Film drammatico che affronta (come gli accadrà anche successivamente) il dramma dell’emigrazione in un contesto di violenza, precarietà, ingiustizia. Bravo Silvio Orlando.
Dopo un cortometraggio sull’avvento di Forza Italia, Mazzacurati gira Il Toro (1994) una commedia dolce amara che affronta l’emigrazione giocando sul paradosso e spedendo all’est due disgraziati che cercano di vendere un toro, rubato agli ex datori di lavoro in Italia. Abatantuno affronta uno dei primi ruoli drammatici, uscendo dallo stereotipo costruitogli addosso da Salvatores. Leone d’argento per la Regia al Festival di Venezia.
Vesna va veloce (1996) Ancora una donna, ancora un’emigrata alla ricerca della fortuna in Italia. Ancora una vicenda di sfruttamento con protagoniste persone che non riescono a trovare felicità e pace. Solo la morte può dare serenità?
L’estate di Davide (1998) Premiato a Biarritz, si tratta di un film di formazione in cui Davide, diciannovenne desideroso di fuggire dalla triste routine familiare, cerca una nuova possibilità di vita, incontrando invece violenza e delusione. E’ un film lento, vicino all’astrazione, un’anomalia quasi nella produzione del regista veneto.
La Lingua del santo (2000) succede e precede una serie di ritratti dedicati a personaggi della cultura veneta (Zanzotto, Rigoni Stern, Meneghello). Due balordi rubano la lingua di S.Antonio nel tentativo di incassare un riscatto. Con i soldi intendono ricostruirsi un’esistenza, trovare “un’altra vita” (tematica continua del suo cinema), ma come al solito la sconfitta è l’unico percorso che potranno imboccare nel tentativo di accettare la propria realtà e la propria dimensione.
A cavallo della tigre (2002) remake di un film con Manfredi, non ha un grande successo ai botteghini e passa abbastanza inosservato nonostante alcuni spunti interessanti.
Anche L’amore ritrovato (2004) non è la sua opera migliore. Centrato sulla storia d’amore combattuta tra Giovanna e Maria, vi è anche il tentativo solo parzialmente riuscito di tracciare un quadro dell’Italia flagellata dalla seconda guerra mondiale. Il protagonista maschile cerca nella donna una speranza di felicità in una vita che appare incompleta, insoddisfacente.
La giusta distanza (2007) Dramma sociale. I temi che hanno accompagnato Mazzacurati sono presenti in modo completo: la provincia veneta con le sue ipocrisie e le menzogne, la difficoltà dell’integrazione, la ricerca di una vita migliore, l’infelicità costante e l’anelito verso un futuro diverso, la fuga. Il film tocca diversi generi, spaziando tra l’indagine socioculturale, il giallo, il romanzo di formazione. E’ un’opera dolorosa, intensa ed equilibrata. Dopo un periodo di silenzio, il regista aveva ritrovato una nuova vitalità.
La passione (2010) Una commedia dolce e amara sorprendente, ricca di spunti autobiografici ironici, segno di maturità e intelligenza. Forse è stato il suo film migliore per l’equilibrio mostrato in ogni momento, per le immagini di alta qualità, per la direzione degli attori, per la sceneggiatura vivace e briosa. Sembrava il punto di svolta di una buona carriera che poteva diventare ottima.
Alcuni documentari poi le riprese del suo ultimo film, l’atto d’amore che ci ha lasciato come ricordo. La sedia della felicità, pellicola lieve ed ironica così in contrasto con la malattia che lo stava consumando. Il saluto di un uomo intelligente e colto che resterà nella memoria del nostro cinema.