Tutta la vita davanti – Precariato

Il nostro parere

Tutta la vita davanti (2008) ITA di Paolo Virzì

Marta ha 25 anni, è una laureata con lode ed è in cerca di lavoro. Dopo una serie di tentativi falliti trova un impiego presso il call center della Multiple per vendere robot da cucina. Spigliata e determinata, entra nelle grazie dalla responsabile dei telefonisti, Daniela.

Sapida commedia di costume, il film ha il pregio di aver valorizzato diversi attori diventati poi protagonisti assoluti della scena, rivelando al grande pubblico un’attrice completa come la Ragonese.
Si tratta di un’opera molto conosciuta di Virzì che propone grandi pregi e difetti in un film abbastanza disomogeneo pur avendo il merito di indicare con molta chiarezza le difficoltà di una generazione  di fronte al problema del lavoro.
Se questa sfortunata generazione e le sue ansie, rappresentate anche da un personaggio apparentemente minore come quello di Germano che è invece molto azzeccato, sono centrate e rappresentate con un’inquietudine diffusa che entra in profondità, il mondo del telelavoro viene descritto in modo abbastanza stereotipato con una galleria di mostri che non sono cattivi ma dipinti in questo modo.
Tutto funziona nelle meccaniche delle relazioni, ma il cattivone di Ghini e il personaggio alienato della Ferilli sembrano macchiette piuttosto che ritratti reali, dimostrati poi dal contorno pittoresco (la moglie rifatta e coatta con il tatuato muscoloso lascia parecchio perplessi).
Insomma, Virzì ci vuole raccontare che anche i cattivi sono spinti dal capitalismo in questo baratro di solitudine e di disperazione in cui tutti vivono. Non ci fosse questo meccanismo vizioso, forse potremmo vivere meglio. Pensar però che i capitalisti sono rappresentati da un personaggio squallido intellettualmente come quello interpretato da Ghini è un po’ bizzarro.
Meglio apprezzare la macchina da presa che segue gli slanci vitali della Ragonese, i sussulti sentimentali, il desiderio di cambiamento tipico dell’età. Tutto questo è dipinto con una delicatezza che pochi hanno in Italia. Virzì è senza dubbio tra questi.

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