Tomorrowland. Piccoli geni crescono

Il nostro parere

Tomorrowland (2015) USA di Brad Bird

Favoletta per bambini, tipica del marchio Disney, ovvero tanta azione e divertimento ma poco costrutto.

Nel 1964, all’Esposizione Universale, Frank, un ragazzino, porta la sua invenzione che lo segnala agli occhi di una strana famiglia. Seguendo una bambina, si ritroverà nel mondo del futuro dove potrà sviluppare il suo ingegno e le sue intuizioni. Contemporaneamente assistiamo ad un’altra storia, ambientata stavolta nel 2015, dove Casey, una ragazza (Britt Robertson), cerca di impedire lo smantellamento di Cape Canaveral per salvare il posto di lavoro del padre. Questo (al di là dell’assurdità dell’assunto) la segnala agli occhi della stessa ragazzina (un robot, in realtà) che aveva ingaggiato Frank. Da qui una girandola di avventure con Frank, ormai divenuto adulto e con la faccia di George Clooney, Casey ed il robot che devono impedire l’ovvia imminente distruzione del mondo.

Il ritmo è divertente e spigliato, ma fin troppo lineare e scontato. Il target è esplicitamente un pubblico giovane che ama i buoni sentimenti, le giuste proporzioni tra comicità e avventura, tra effetto speciale (possibilmente buffo) e melodramma. L’importante è che trionfi il bene, non importa come si raggiunga il risultato, anche a discapito della logica narrativa.

In questo senso l’effetto è riuscito. Clooney gigioneggia ma fa esclusivamente un lavoro di retroguardia, gli altri attori incidono assai poco, anche il cattivo (scarsamente cattivo) Hugh Laurie. Eppure sulla carta il suo Dr. House doveva prestarsi al ruolo.

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