Mister chocolat. Il clown che rivoluzionò il circo

Il nostro parere

Mister chocolat (2016) FRA di Roschdy Zem

Se un film è francese e in originale si chiama Chocolat, perché i titolisti italiani ci mettono un Mister posticcio invece che Monsieur? Questo è il quesito che ci si pone cominciando a guardare la storia di Rafael Padilla che alla fine dell’ottocento e agli inizi del novecento rivoluzionò il circo inventando insieme a Footit la coppia di clown più famosa della storia. Per la prima volta un Augusto e un Clown Bianco (queste sono le definizioni del circo) erano sulla pista insieme. In più, Padilla era nero e in una società classista e razzista come era l’Europa degli inizi del secolo scorso questo non aiutava, soprattutto quando cadi in disgrazia. Ed è così che è finito Chocolat dopo i grandissimi successi di Parigi che lo fecero diventare famosissimo. Quando ha cercato di uscire dal cliché del “negro” ignorante e animalesco, cercando di sfondare nella prosa, la sua stella è caduta nella polvere. Il film di Zem racconta questa parabola: dall’inizio misero e disperato alla ricchezza fino al ritorno nella povertà più assoluta.

Il volto di Chocolat è dato da Omar Sy, stella del cinema francese, alla prova con un ruolo maturo e complesso che affronta con buona predisposizione e intensità. Al suo fianco James Thierrée  è Footit, uomo solo ma libero nella visione della vita, un po’ in ombra per la verità dopo l’inizio. La regia e la sceneggiatura sono calibrati e solidi, ma mancano di un istinto poetico che sarebbe stato forse utile a dipingere il personaggio al di fuori della sua dimensione personale, storica e sociale. Questi sono tutti aspetti importanti e Zem sottolinea con tocchi saggi e misurati la discriminazione, l’umiliazione della condizione dei neri, lasciando agli occhi dello spettatori senza forzature il parallelo con la condizione odierna. Tuttavia, la volontà di concentrarsi su questi concetti, gli ha impedito di lasciar lavorare la fantasia rendendo omaggio completo non solo alle acrobazie ma anche al lirismo che Fellini, in I clown, aveva colto perfettamente.

Potrebbe piacerti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Email