Smetto quando voglio: ad honorem – Epilogo

Il nostro parere

Smetto quando voglio: ad Honorem (2017) ITA di Sidney Sibilia

Dal carcere di Rebibbia, i membri della banda guidata da Pietro Zinni escogitano un modo per evadere e fermare i piani di Walter Mercurio. Per compiere l’impresa sono costretti a chiedere aiuto a un nemico.

Si conclude l’epopea della banda di laureati con l’ovvia scoperta del cattivo di turno, la redenzione e la pace familiare, riconquistata naturalmente con un po’ di sacrificio. Sibilia riesce a mantenere un buon senso dell’humour e il ritmo dei primi due film con discreto equilibrio occultando la scarsissima credibilità del plot. Leo, come di consueto, ripesca memorie e lacerti del cinema del passato riprendendo i topoi del genere carcerario. Quando sarà davvero originale (qualche volta gli è capitato) potrà davvero giocare un ruolo discreto nel cinema italiano. Al momento galleggia imbroccando buone battute e scivolando sui momenti drammatici dove latita.

Il pregio è senza dubbio nell’intelligente costruzione del cast dove ognuno fa la sua parte. Fresi è assurdamente spiritoso nell’esibizione teatrale (Peppe Barra ci delizia peraltro di un direttore del carcere sui generis), gli altri si spalleggiano vicendevolmente riuscendo simpatici e spigliati.

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