Povere creature

Il nostro parere

Povere creature (2023) USA di Yorgos Lanthimos


Nella Londra vittoriana, lo studente di medicina Max McCandles diventa assistente dell’eccentrico chirurgo Godwin Baxter. Incontra e si innamora della pupilla di Godwin, una giovane donna di nome Bella. Godwin rivela che la donna, che era incinta, è morta suicida dopo essersi lanciata da un ponte.


Povere creature è una sorta di Frankenstein redivivo ma multiforme. È Godwin stesso, qui il Dr. Frankenstein, che fisicamente sembra più la creatura mostruosi che la sua creatura, ovvero Bella che appare come trasognante e perfetta. È stato lui la vittima nella sua giovinezza di ogni tipo di esperimento crudele che lo hanno deturpato e, tra le altre cose, gli fanno ruttare strane bolle: quindi è chiaro dalla prima scena che la credibilità scientifica non era in cima all’agenda di Lanthimos nel momento dell’invenzione. Il che è confermato dalla casa barocca dove vivono strane creature, esempi di trapianti mostruosi che hanno creato animali con parti di corpo di altre specie. Il bianco e nero utilizzato vuole ricordare i film precedenti su creature che sono risvegliate alla vita da scienziati che giocano al ruolo di Dio. I riferimenti sono ovvi e rimandano al romanzo più famoso di Mary Shelley ovvero Il Prometeo Moderno (Frankenstein), ma visto attraverso i canoni della favola, come sarà evidente dal resto del film.

Il fatto che sia una favola è evidente anche dalla decorazione. Le location (e i capitoli) possono avere i nomi delle città esistenti (Londra, Lisbona, Alessandria, Parigi) ma quasi l’intero film è girato su set giganti in Ungheria. E non è solo a causa dei tram aerei e di altri dettagli retrofuturistici che le città non assomigliano molto ai loro esempi del mondo reale. La casa di Godwin Baxter ha qualcosa di organico. Lisbona è piena di giallo soleggiato. La barca su cui Bella è temporaneamente intrappolata è circondata da nuvole espressioniste. Alexandria è un mix di M.C. Escher e Hieronymus Bosch. Parigi è fiabesca e sporca, con Bella in un mantello giallo brillante come un punto luminoso. Non c’è da stupirsi che Lanthimos non abbia avuto abbastanza di uno scenografo: James Price e Shona Heath hanno lavorato insieme per dare a ogni capitolo il proprio stile. I costumi di Holly Waddington fanno qualcosa di simile ai set: si riferiscono a un passato mitico e alla fantascienza precedente, ma tutto è esagerato all’assurdo. Gli abiti seguono lo sviluppo di Bella, la sua evoluzione a donna compiuta. Non abbiamo nemmeno parlato delle protesi che Willem Dafoe cambia in Godwin, o del design grafico delle immagini sognanti che ogni capitolo annuncia. Povere creature è una straordinaria opera visiva, affascinante nella sua costruzione.

Con Frankenstein in mente, osserviamo Bella che gradualmente elimina i limiti della sua esistenza. Dopo tutto, abbiamo già visto in così tanti film come i mostri infantili periscono quando si spostano nel vasto mondo. La società di solito accoglie l’ignoto con sospetto, per tirare fuori le torce e i forconi. Lanthimos, invece, non si preoccupa molto di come la società guarda Bella, ma ci mostra come Bella vede la società, è usata come uno specchio della società in cui si mostra la cattiveria, l’immoralità, la meschinità grottesca. È però uno specchio ridente, perché i tanti uomini che vorrebbero piegarla e usarla, tenendola sotto controllo, affondano nel ridicolo, perdono ogni forma di rispetto (in primo luogo da Lanthimos che li descrive senza pietà. Bella non è respinta come Frankenstein  ma è ambita praticamente da tutti quelli che incontra per la sua insaziabile curiosità sessuale, per il desiderio immenso di libertà che si percepisce.

Bella è una sorta di Candide moderno. La storia di Voltaire ruota attorno a un ragazzo ingenuo che viaggia da un luogo all’altro per conoscere il mondo. Ma mentre Candide perde le sue illusioni una ad una, le esperienze di Bella, anche quelle brutte, la arricchiscono, e lei rimane affamata di vita e di nuove conoscenze.

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