Notte sulla città. L’ultimo capolavoro di Melville

Il nostro parere

Notte sulla città (1972) FRA di Jean Pierre Melville

 

Il talento visionario di Melville non ha avuto un adeguato riscontro presso il pubblico quando era in vita. Dopo la sua morte (1973), la sua opera è stata fonte di ispirazione per molti ed il suo cinema è diventato un riferimento per la conoscenza della settima arte in quegli anni.
La rapina organizzata da Simon, interpretato da Richard Crenna, si trasforma in una dura caccia all’uomo con il commissario Coleman (Alain Delon glaciale e altero) che fa da contraltare al gangster.  Il solito eterno tema del doppio (i due condividono anche la stessa donna) che spesso è al centro dei noir, dei thriller più amati della storia.

Basterebbe la magnifica scena iniziale, con l’immagine virata sul blu, a giustificare la standing ovation alla regia di Melville, ma non sarebbe abbastanza per riconoscere i suoi meriti.

Non c’è virtuosismo ricercato in lui, non ci sono fronzoli filosofici e momenti morti, esiste solo l’immanente, l’azione che ha sempre conseguenze dolorose che l’uomo deve affrontare. Coleman e Simon non sono solo due simboli etici, anzi i due uomini si muovono nell’area grigia dell’esistenza, mettendo in luce aspetti oscuri della personalità di entrambi.

E’ il destino che li mette di fronte, uno contro l’altro, e i due accettano tutto pur nutrendo simpatia per l’altro. La conclusione è tragica come un’opera classica. Non c’è infatti salvezza per gli uomini che devono attraversare un mondo ostile e violento.

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