Maestro

Il nostro parere

Maestro (2023) USA di Bradley Cooper


La storia d’amore che racconta la complicata relazione, durata una vita, tra il leggendario musicista Leonard Bernstein e Felicia Montealegre Cohn Bernstein. La musica di Bernstein, il suo genio musicale vengono narrati con una sorprendente lucidità.


Bradley Cooper, nella sua seconda uscita come regista, cattura la dualità del grande direttore-compositore Leonard Bernstein, un uomo pieno di contraddizioni, con uno stile prepotente e ostentato che valorizza la musica mozzafiato e il movimento febbrile dell’artista consumato dal desiderio e dalla creatività.

Con la sua struttura non lineare, è un album di ritagli di vita – scintillanti successi di carriera, scoppiettanti esplosioni di tensione domestica – che Cooper espone con enorme energia catturando nella narrazione l’essenza inquieta di Bernstein. Per la maggior parte, però, l’immagine riguarda le dualità conflittuali al centro di questo complicato uomo, che Cooper riflette in modo intelligente nel contrasto tra segmenti in bianco e nero e ricchi e scene di colore saturi.

L’esempio più evidente della dualità in Bernstein è la sua sessualità. Non c’è dubbio che ami sua moglie – Il fatto è sottolineato fin dall’inizio, con una delle prime scene del film che mostra un Bernstein vedovo che apre il suo cuore in un’intervista televisiva ed esprime il suo dolore per la morte di Felicia – ma desidera anche e persegue apertamente la sua omosessualità.

Altrove, c’è una contraddizione, un conflitto tra la sua identità di direttore – uno showman che dà tutto alla sua orchestra e al suo pubblico, crogiolandosi nella loro adorazione – e l’altra sua, esistenza più introversa come compositore, lontano dal resto del mondo. A volte è consumato dall’euforia vertiginosa e ad altri dalla disperazione oscura e debilitante, è ritratto come una figura pubblica affascinante ed estroversa, ma con un risvolto segreto e privato in cui si consuma nella ricerca della perfezione.

Nel mezzo di questo di combattimento emotivo c’è Felicia. Interpretata ottimamente da Carey Mulligan, Felicia non è una presenza passiva; è una partner alla pari in questa storia, al centro della scena insieme a Leonard. Questo non vuol dire che esca indenne dal matrimonio, durato per più di 25 anni.

Un momento sorprendente e lirico spiega la complessità della loro relazione. Marito e moglie sono sovrapposti insieme nella stessa cornice. La figura di Leonard domina, presentata come una silhouette enorme e scura. La forma molto più piccola di Felicia, nel suo abito da cocktail bianco, brilla come una stella al centro della cornice. Una lettura di questa immagine sarebbe che Felicia esiste nell’ombra del marito. Allo stesso modo, si potrebbe sostenere che lei è la luce che lo guida, allontanandolo dai suoi impulsi più oscuri e autodistruttivi.

Ma il grande amore di Leonard Bernstein (a parte Leonard Bernstein) era la musica. L’uso più potente della musica è un’incredibile sequenza estesa in cui Bernstein dirige la Sinfonia n. 2 di Gustav Mahler con un fervore esultante. È come se fosse stato toccato da Dio. E quando vede Felicia, quasi estraniato da lui a questo punto, ma trafitto dalla sua passione, le differenze tra loro svaniscono. La musica, per entrambi, è tutto.

 

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