Poly – Cuore d’oro

Il nostro parere

Poly (2020) FRA di Nicolas Vanier

La piccola Cecile si trasferisce con la madre a Beaucastell, dove scopre per la prima volta lo spettacolo del circo di paese. Ma quando si rende conto che Poly, il pony del circo, viene maltrattato, non esita a farlo scappare.

Adattamento della fortunata opera di Cécile Aubry del 1961, Nicolas Vanier insegue il pubblico tipo di Belle e Sébastien della stessa autrice. Si è così rivolto ad attori francesi dall’indiscussa simpatia, ovvero Julie Gayet e François Cluzet per confezionare un prodotto per tutti.

Il film non sorprende ma è ricco di magnifiche immagini riprese con droni, di piani mozzafiato e da una ricerca riuscita dei colori della natura. L’intero film sembra messo al servizio delle belle immagini della natura e del vecchio villaggio di Montclus nel Gard (ribattezzato Beaucastel nel film) più con fini turistici che estetici.

L’unica audacia che il film si concede è parlare dell’emancipazione femminile di una divorziata economicamente indipendente negli anni sessanta, cosa scandalosa per l’epoca. Anche qua, però, stiamo parlando di vaghi accenni e osservazioni superficiali poiché tutta l’opera si incentra sulla bambina e sul rapporto con l’animale.

Allo stesso modo, l’opposizione tra il simpatico scudiero, anche se burbero, e il malvagio artista nomade, è in qualche modo manichea e approssimativa.

È un omaggio riuscito al libro e una fiaba ripresa ottimamente che commuoverà i più piccoli perché non si può negare la qualità delle immagini, la simpatia di alcuni personaggi e l’inevitabile immedesimazione nella piccola e coraggiosa Cecile.

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