La felicità è un sistema complesso. Un sorriso tra tante amarezze

Il nostro parere

La felicità è un sistema complesso (2015) ITA di Gianni Zanasi

Enrico lavora per un potente gruppo finanziario che convince imprenditori e giovani ereditieri di complessi industriali disinteressati alle sorti dell’azienda che dirigono, a vendere. Il suo gruppo, però, non si limita a questo ma specula sulle operazioni, anche sulla pelle di operai e dipendenti.  In breve tempo due incontri cambieranno la sua vita. Il primo con Avinoam, l’ex ragazza del fratello, una giovane israeliana che tenta il suicidio lo riavvicina al sentimento, gli consente di abbandonare la solitudine in cui è caduto. Il secondo, due adolescenti (Filippo di 18 anni e Camilla di 13 anni) rimasti orfani dei genitori in un incidente stradale gli apre gli occhi sul suo lavoro e sulla sua esistenza.

La regia di Zanasi non è mai banale e sofferta. Il sodalizio con un gruppo di attori (Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston,Teco Celio, Paolo Briguglia) si è talmente consolidato che gli attori viaggiano splendidamente nei ritmi del regista emiliano, sensibile autore di commedie agrodolci. Anche se non siamo nel felice equilibrio trovato in Non pensarci (l’opera che meglio gli è riuscita), La felicità è un’opera solida e matura, dove la riflessione si accompagna ad un sorriso amaro. La sceneggiatura è tonica, ironica e penetrante.

 

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