Fast & Furious 8 (2017) USA di F. Gary Gray
Ottavo episodio del franchising più machista della storia del cinema. Inutile raccontare la storia: basta, infatti, spiegare che i dialoghi sono una continua gara a chi ce l’ha più lungo. I due mastini (normalmente uno dei due è Vin Diesel) si guardano a venti cm di distanza con gli occhi fissi e cattivi. Dopo di che si scambiano minacce tutt’altro che velate con l’implicita regola che l’ultima parola spetta a Diesel che in linea teorica dovrebbe umiliare il contendente con una battuta ricca di ironia, sprizzante intelligenza anche se appare difficile attribuire intelligenza a persone che fanno cose così allucinanti.
La cattivona di turno è Charlize Theron mentre i cattivi, cattivi degli episodi precedenti diventano improvvisamente buoni, pronti a buttarsi dietro le spalle morti, feriti, stragi, minacce e tutto l’armamentario connesso. Nemmeno fossimo nel terzo tempo rugbystico tutto riesce a passare in cavalleria senza neppure uno straccio di motivazione psicologica allo scopo di fingere credibilità. La credibilità però questa saga se l’è giocata da un bel po’ di tempo e quindi nessuno si preoccupa dell’evidente inutilità della trama.
In pratica chi va al cinema vuole capire quale cagata si è inventato il regista per tenere insieme due ore di opera che assomma solo ed unicamente cazzate.