E per tetto un cielo di stelle. Western di mestiere

Il nostro parere

E per tetto un cielo di stelle (1968) ITA di Giulio Petroni
Era il tempo in cui in Italia c’era il cinema di genere, quando si sapeva anche inventare titoli dignitosi, se non addirittura poetici con poca o nessuna retorica. Si poteva, quindi, anche accettare un discreto western che non ha grandi momenti, ma è concepito e diretto con intelligenza.
Il film racconta la casuale amicizia tra Tim e il minatore Henry. Il primo, bandito pentito, vuole cambiare vita, ma è inseguito dal suo ex capo che lo vuole uccidere. Il secondo insegue il sogno di una fattoria tutta sua dove crescere una famiglia. L’eterogenesi dei fini li porta a convivere sperando entrambi di soddisfare i propri desideri. Ma una volta avuta la fattoria, arriva l’inesorabile resa dei conti.
Giuliano Gemma si conferma come il volto più popolare dello spaghetti western, ma manca di espressività. Meglio Mario Adorf, insolitamente nel ruolo del buono, che tratteggia un bifolco simpatico ed ingenuo, capace però di comprendere i valori dell’esistenza e di insegnarli al suo nuovo amico.
Bella (c’è bisogno di dirlo?) la colonna sonora di Morricone.

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