Carol. Un amore a tinte tenui

Il nostro parere

Carol (2015) USA di Todd Haynes

Todd Haynes è un regista dalla forte personalità, attento soprattutto alle figure femminili che lo affascinano e colpiscono. Si potrebbe chiamare il nuovo George Cukor se non prediligesse le tinte tenui dei melodrammi alla Douglas Sirk. Tuttavia, le figure femminili che tratteggia nelle sue opere sono potenti, vastissime, pur tormentate dalla loro condizione e dalla cultura che le soffoca.

E’ così anche per le protagoniste di Carol che si trovano a vivere un amore omosessuale nell’America degli anni 50 (già mostrata in Lontano dal paradiso) scontrandosi con il moralismo, il perbenismo e le gabbie sociali imposte alle donne nel periodo. Haynes non cerca però il dramma a tutti i costi, non gioca sull’esagerazione, ma punta sulla sottrazione. Le protagoniste non si disperano, non si gettano in proclami insensati, non combattono a petto nudo contro il mondo pronte a soccombere: non ci sono, insomma, personaggi sopra le righe. Tutt’altro. Carol e Therese rivendicano il loro diritto alla normalità, alla possibilità di essere considerate come esseri umani ricchi di sentimento e non per il genere o per i gusti sessuali. Combattono per liberarsi dalle prigioni sociali che le vogliono mogli e madri senza aspirazioni o desideri, sottomesse all’uomo nella logica di coppia.

Questa è la grande forza della pellicola, magnificamente girata con la fotografia di Edward Lachman capace di intingere il paesaggio in un velo di malinconia e di eleganza. Proprio l’eleganza è la cifra stilistica di un film che ha suscitato l’ammirazione per le due attrici principali ma anche per la messa in scena: accurata, avvolgente, morbida, di gran classe.

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