Blonde – Icona e sex symbol

Il nostro parere

Blonde (2022) USA di Andrew Dominik

Uno sguardo all’ascesa alla fama e all’epica scomparsa dell’attrice Marilyn Monroe forgiata da un’infanzia infelice e spesso usata dagli uomini come semplice corpo, impossibilitata ad essere felice perchè schiava del suo  personaggio.

Nonostante i tanti anni passati dalla morte, Marilyn Monroe è ancora una star amatissima, un sex symbol immortale e un mistero a causa della prematura scomparsa. L’ultimo regista a tentare di sondare la realtà di Marilyn e la sua dualità con la giovane Norma Jean Baker è l’australiano Andrew Dominik.

Blonde ci presenta una Marilyn vittima in un noioso collage di incidenti vagamente correlati. Concentrandosi principalmente su come è stata sfruttata da quasi tutti nella sua vita, il film perde tutte le cose che l’hanno resa un’icona. La partenza è stato il romanzo di Joyce Carol Oates che già era molto libero nella ricostruzione dei fatti, ma Dominik si è preso ancora più libertà puntando solo sugli elementi peggiori togliendo così ogni comprensione del motivo del fascino della donna, ridotta ad un puro pezzo di carne.

La maggior parte di Blonde si concentra sulla vita di Norma Jean dopo che ha scelto il nome d’arte di Marilyn Monroe, sulle umiliazioni continue e sulla sua dipendenza da uomini e farmaci per riempire il vuoto dell’assenza dei genitori, assenza che l’ha fatta sentire perennemente inadeguata. Dominik ci offre tutto questo quasi offendendo la Monroe cui non viene mai concesso un momento di forza, di intelligenza, di serenità. Tutti la usano, secondo il regista, ad eccezione di Arthur Miller le cui attenzioni sono presentate come autentiche. Tutte le relazioni vengono descritte come mortificanti, le relazioni sul lavoro non esistono e personaggi come Wilder sono trattati come macchiette irrilevanti, un delitto capitale.

Per sottolineare la natura “artistica” del film, Dominik si sente obbligato a giocare con le tecniche cinematografiche. Il film cambia spesso le proporzioni passando liberamente e casualmente dal bianco e nero al colore.

Ana de Armas fornisce una Marilyn eccellente ma viene eclissata dagli eccessi registi di Dominik, come se non potesse mai permettere alla sua attrice protagonista a brillare per i propri meriti. Il cast di supporto è forte ma, tra i vari attori secondari, solo Adrien Brody spicca.

Netflix fa uscire il film in occasione della finestra degli Oscar 2022. Tuttavia, sebbene il film abbia pretese di grandezza, non funziona mai. Uno sguardo serio e introspettivo ai fattori che hanno contribuito alla costruzione della stella di Marilyn avrebbe potuto creare un film biografico affascinante, l’attenzione di Dominik sulla bruttezza del processo invece rende spiacevole la visione.

Potrebbe piacerti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Email