L’ultimo appello – Le radici del male

Il nostro parere

L’ultimo appello (1996) USA di James Foley

Un giovane avvocato tenta l’ultima carta per ottenere la clemenza per il nonno, un membro del Ku Klux Klan, nel braccio della morte per aver assassinato due bambini ebrei.

Solidissimo legal drama con un’interpretazione di Gene Hackman da urlo. Si potrebbe sintetizzare in questo modo l’opera tratta da un romanzo di Grisham. Foley dirige con il suo sguardo attento e crudo, concedendo raramente spazio all’enfasi, all’eccesso, limitando un freddo O’Donnell che invece rappresenta l’anello debole.

Proprio questa impari lotta tra i due trasforma il film nell’attesa dell’incontro con tutto il resto più sfumato per l’impossibilità di dare forza ad alcuni momenti che sarebbero stati essenziali per lo spessore delle riflessioni. Non potendo spingersi oltre, Foley raccoglie le forze per evidenziare, alludere e sottolineare il male sotteso, le radici culturali che fanno ancora oggi del razzismo, una piaga. Se poi pensiamo che eravamo ben lontani dall’avvento di Trump e del trumpismo, di Qanon e di tutte le idee folli che rafforzano pesantemente il retroterra da cui nasce il Ku Klux Klan, la vicenda narrata assume ancora più interesse.

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