Banana. La necessità dell’ottimismo

Il nostro parere

Banana (2014) ITA di Andrea Jublin
Il mondo di Andrea Jublin è un incubo dove (quasi) tutti sono infelici, frustrati, ignari, ignoranti, soli, sconfitti. E’ sconfitta la sorella di Banana che butta nel cestino la sua laurea e finisce per diventare animatrice turistica; è repressa la madre di Banana che non è più desiderata dal marito; è disturbato il padre che è maniacalmente afflitto dai conti; è infelice il maestro che non ha trovato l’amore; è sepolcrale la professoressa che ha rinunciato alla vita; è abbandonata Jessica, ripetente, che è trascurata dalla famiglia e si sente inferiore.
Solo Banana cerca disperatamente la felicità senza requie. Riesce ad essere ottimista anche se Jessica non lo ama e lo usa per migliorare a scuola, anche se i compagni lo deridono considerandolo un cretino, anche se tutto intorno a lui crolla. Nonostante questo, lui resiste e continua a sorridere.
Il film assume tratti grotteschi facendo leva su tematiche surreali. Lo sguardo deformato di Jublin non riesce ad essere graffiante, rimanendo superficialmente paradossale. Dopo il cortometraggio Il supplente, candidato all’Oscar 2008, il regista ritorno dietro la macchina da presa con tematiche ed ambientazioni simili. Il passaggio dell’adolescenza, la gabbia routinaria della vita di adulto, la scuola come microcosmo simbolico sono ancora centrali, ma la forma più distesa attenua la carica corrosiva trasformando tutto in macchietta.

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