The absent one. Oscuro in Danimarca

Il nostro parere

The absent one (2015) DAN di Mikkel Norgaard

Il thriller nordico ormai va di moda. Le serie TV (The Killing e The Bridge), nonché i detective alla Wallander o alla Lisbeth Salander sono entrati anche nel mercato europeo, evadendo dal circuito locale cui erano destinati fino a pochi anni fa. Merito di una grande professionalità e di una scuola solida che ha raggiunto ottimi standard. In questo caso si è unito l’esotico ai libri di Jussi Adler-Olsen per creare a tavolino un nuovo fenomeno mediatico. Obiettivo parzialmente mancato. La produzione, infatti, riproduce la scansione temporale delle serie TV sopra accennate, non riuscendo a restituire, per mancanza di tempo ed esigenze narrative, il tappeto di informazioni, notazioni, cenni che rendono i protagonisti della televisione, umani e amabili. Il detective Mork, invece, ed il suo collaboratore restano, per così dire, piatti, monodimensionali e, soprattutto nella seconda parte del film, meno interessanti. Produzione seria, ma modesta.

La trama è semplice. Dopo vent’anni Mork riapre il caso di due gemelli trucidati, a seguito dell’insistenza del padre di loro che, vistosi allontanato da Mork, si è ucciso. Il detective, forse preso da sensi di colpa, rispolvera i fascicoli e approfondisce, scoprendo nel giro di poco che la verità effettiva non è mai venuta a galla. Le motivazioni psicologiche, il quadro caratteriale resta appena a livello di bozza. Il peso della sceneggiatura è troppo sul personaggio di Kimmie, relegando sullo sfondo Mork e i suoi collaboratori. Il finale. diciamolo, è abbastanza deludente.

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