Non si ruba a casa dei ladri. Modestia

Il nostro parere

Non si ruba a casa dei ladri (2016) ITA di Carlo Vanzina

Antonio, ridotto sul lastrico da un appalto truccato, è costretto a trasformarsi in maggiordomo con la moglie. Finisce a servizio di Santoro, il maneggione che ha imbrogliato proprio su quell’appalto. Decide così di rendergli la pariglia. L’occasione gli viene fornita dall’arresto del politico con cui Santoro è in combutta. Preoccupato di un eventuale arresto, Santoro si precipita in Svizzera per recuperare i soldi depositati ma Antonio ha un piano per sostituirsi a lui.

Modesta commedia con cui i Vanzina cercano di recuperare un rapporto con la narrazione che non hanno mai avuto. Le loro storie sono anche simpatiche ma fiacche, stereotipate, prevedibili sia nel susseguirsi delle battute che negli avvenimenti. Il motivo sta anche nel fatto che pescano nel serbatoio immenso della commedia americana sperando che il pastiche, italianizzato e regionalizzato (il napoletano, il romano ecc.), funzioni. Qua ripiegano su Dick and Jane operazione furto (ma chissà quali altri esempi sfuggono ora).

Sarà perché la sceneggiatura è abbastanza piatta, ma gli attori sembrano sempre leggere il copione, e con scarso interesse per di più. Salemme e Ghini sono calati nel ruolo e professionalmente ineccepibili. Stefania Rocca sembra a disagio mentre il cinema è a disagio con la Arcuri che non ne azzecca proprio una. Tipico prodotto di Medusa, pensato al pubblico pantofolato ultrasessantenne della televisione.

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