Sciarada

Il nostro parere

Sciarada (1962) USA di Stanley Donen


Una donna, sposata ad un misterioso unomo francese, si trova coinvolta, dopo la morte del marito, in una caccia al tesoro che coinvolge anche la CIA ed un gruppo di uomini avidi e pericolosi.


In Sciarada, Cary Grant cambia continuamente volto, ora un predatore, ora un affascinante consolatore, con Audrey Hepburn, venticinque anni più giovane. La discrepanza dell’età è apertamente affrontata in questo giallo a tinte rosa. Quando Cary Grant mostra preoccupazione per lei, lei risponde: “Ecco che arriva, il discorso paterno”. E nella stessa scena, con Audrey in grembo, suggerisce il contrario: “Sei troppo vecchio per me. – Si’. – Si’. – Si’. – Sul serio, e’ grave. Quando un uomo può avere la mia età, questa è l’ultima parola che vuole sentire. Più tardi, in una crociera notturna sul fiume, razionalizza i suoi capelli grigi e il viso rugoso: “Non sembri così male in questa luce”. Alla fine del film, l’età non ha alcuna conseguenza, almeno nella sceneggiatura.

Sciarada ha molti toni Hitchcockiani. Prima della grafica di Maurice Binder e della musica di Henry Mancini, abbiamo uno dei temi più ricorrenti di Hitch: un treno, in particolare l’espresso Paris-to-Bordeaux. Dal treno in eccesso si tuffa un uomo, vestito solo nel suo pigiama, tutto morto e con gli occhi spalancati.

Tutti i tipi di intrighi, identità sospette, inseguimenti e minacce seguono, rafforzando il mistero, naturalmente, ma fornendo ampi aiuti di umorismo e romanticismo. Probabilmente Matthau ha i più lunghi tratti di dialogo, mentre Cary Grant e Audrey Hepburn e i tre ladri si scambiano battute veloci e stravaganti. In questo senso la sceneggiatura, di Peter Stone e Marc Behm, è una sorta di capolavoro per i rimandi, le arguzie e le caratterizzazioni che escono dai dialoghi scritti con umorismo e raffinatezza.

Grant è al suo meglio, strepitoso nel cambiare registro e nel rimanere nella credibilità assoluta, pur modificando di volta in volta il proprio personaggio che, usando le parole del film, paradossalmente “non è onesto neppure nella sua disonestà”. Donen usa questa plasticità per donarci un brillantissimo  personaggio che si contrappone alla dolcissima ingenuità della Hepburn (davvero incantevole) e alla brutale avidità dei vilain tra cui spiccano Coburn e Kennedy.

Un ingrediente delizioso del film è lo scenario di Parigi, anche se spesso, come nell’inseguimento attraverso un paio di stazioni della metropolitana, alcuni dei luoghi sono solo intravisti. Ci sono anche il Teatro di Guignol con i suoi famosi spettacoli di burattini, l’Hotel Saint-Jacques e l’EURESCO dove Regina lavora come traduttrice. La maggior parte delle scene interne sono state girate a Universal City, in California, e agli Studios de Boulogne-Billancourt di Parigi.

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