Operazione Kandahar (2023) USA di Ric Roman Vaugh
Tom Harris è un agente della CIA che lavora in Medio Oriente. Una fuga di notizie rivela la sua identità. Intrappolati nel cuore del territorio ostile, Harris e il suo traduttore devono recarsi a Kandahar, in Afghanistan, per essere esfiltrati.
La coppia Vaugh-Butler sforna l’ennesimo film d’azione con i pregi e i difetti degli altri. Attore e regista ripetono per l’ennesima volta l’ennesimo copione lavorando sull’unico registro recitativo che evidentemente Butler assume per se stesso. Fa niente che sia un clone del clone, con una prevedibilità assoluta persino più degli ultimi ruoli di Neeson, un altro che si è rinchiuso in uno spazio assai piccolo: Butler si vede così e basta
Di conseguenza la prima parte è assolutamente inguardabile per la sua scontatezza e per la preparazione al vero core business del film, ovvero l’inseguimento centrale che tra alti e bassi dei personaggi tiene complessivamente la tensione suscitando anche momenti di interesse. Peccato che prevalga nel finale lo spiegone clamoroso che vuole dare torti e ragioni a tutte le parti, scegliendo pilatescamente di non prendere una posizione (salvo far intendere chiaramente che quella occidentale è l’unica civiltà credibile mentre gli altri sono bestie) ufficiale verso la situazione di quel quadrante del mondo.
Altro punto debole è la sceneggiatura, infarcita di retorica nei dialoghi e nello sviluppo dei personaggi. Va detto, invece, che le scene d’azione sono di buon livello. Vaugh cerca di non esagerare e, aiutato dall’ambientazione desertica, mantiene l’attenzione dello spettatore. Purtroppo la chiusura è quella che è.