Io capitano

Il nostro parere

Io capitano (2023) ITA di Matteo Garrone


In un’odissea contemporanea, Seydou e Moussa lasciano Dakar per raggiungere l’Europa, attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare.


Garrone ci parla del problema lacerante dell’immigrazione clandestina con un’interessante novità dal momento che finora il cinema si era concentrato principalmente sul problema dell’immigrazione in Europa, o sul pericoloso viaggio del Mediterraneo su barche precarie.

Garrone, però, va più indietro, e inizia proprio dall’origine; in questo caso, a Dakar, la capitale del Senegal, dove incontreremo Seydou e Moussa, giovani cugini di 16 anni che sognano di emigrare in Europa per avere una vita migliore per loro e per le loro famiglie. Io capitano è, quindi, un resoconto straziante delle tragiche esperienze comunemente vissute da coloro che credono, in Africa, ma anche in Asia (in qualsiasi parte del mondo dove c’è guerra e/o fame), che il semplice fatto di raggiungere i paesi europei li porti fuori dalla povertà.

L’intuizione forte e scioccante è creare l’identificazione dello spettatore con il protagonista, Seydou, un bravo ragazzo, che ama la madre e la sua famiglia, pieno di virtù. Questa identificazione fa soffrire lo spettatore per via delle numerose difficoltà, le tremende ingiustizie, le ripetute truffe a cui questo povero infelice, che ha voluto solo migliorare la vita propria, è sottoposto. E ancora più intenso è il sentimento poiché il ragazzo non perde mai la sua fede nell’essere umano, né la sua volontà di fare la cosa giusta, aiutando colui che soffre, imponendo serenità quando gli spiriti si scaldano, sfidando l’impossibile.

Garrone dimostra la sua duttilità con immagini imponenti, paesaggi traboccanti lo schermo, con inserti poetici e onirici che hanno una profonda funzione narrativa. La bellissima fotografia di Paolo Carnera, che ottiene bellissime immagini del deserto, ma si tuffa anche nelle inquietanti ombre delle prigioni in Libia è di grandissimo conforto. Ma soprattutto è la scelta degli attori, a partire dai due protagonisti, a stupire sia per la spontaneità recitativa sia per l’intensità. Seydour Sarr e Moustapha Fall, entrambi senza precedenti esperienza davanti a una macchina da presa, hanno la rara capacità di trasmettere le emozioni senza mai forzare.

Io capitano è un film necessario.

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