Il sol dell’Avvenire

Il nostro parere

Il sol dell’avvenire (2023) ITA di Nanni Moretti


Giovanni dirige tra mille incertezze un film sulla vita di un intellettuale comunista nel fatidico 1956, l’anno dell’invasione sovietica dell’Ungheria. Nel frattempo il suo matrimonio va in crisi.


La contemporaneità ipercapitalista porta problemi, squilibri. Giovanni (Nanni Moretti) li subisce sul set, con la moglie (Margherita Buy), con la figlia Emma (Valentina Romani), con la ricerca di finanziamenti per il suo prossimo film, con la rottura della sua vita quotidiana e, infine, con il mondo che attualmente ti circonda. Un mondo che non ha nulla a che vedere con quello che cerca di ricreare nel suo prossimo film: l’impatto che l’invasione dell’Ungheria da parte dell’U.R.S.S. ha avuto sul suo paese, l’Italia. nel 1956. Un fatto concreto che, cercando di portare sullo schermo, intuisce cosa sta arrivando, cosa sta arrivando, de ‘il sol dell’avvenire’.

Un sole che gli sembra spento con le ideologie del presente, che si manifestano in una liquidità – come direbbe Zygmunt Bauman – dove tutto è diluito in un plasma sociale per Giovanni inavvicinabile. Come la romanticizzazione degli attori e delle attrici che recitano nel loro prossimo film sia incomparabile: un evento di spessore politico trasformato in una storia d’amore.

Tanto che lo stato liquido della società lo porta a non accorgersi nemmeno dello scioglimento del suo matrimonio con Paola (Margherita Buy), con la quale ha un legame ideologico ma non terreno. Oppure con la figlia Emma, ​​pianista che compone la colonna sonora del suo prossimo film, ma che non gliel’ha ancora fatta ascoltare. L’ha fatta ascoltare solo al suo fidanzato, l’ambasciatore polacco, che è molto più grande di lei.

Quanti anni si sente, Giovanni, quando incontra Netflix per finanziare parte del suo film. Numeri, colpi di scena, combustione lenta e molti paesi. Tutto insondabile e inesistente per il regista, che non si adatta alla società dei dati che gli viene presentata.

Nanni Moretti fa un film che non aveva mai fatto prima: nella forma può somigliargli, può essere intuito, ma non nella totalità che ci presenta. Dal suo mondo concreto, presenta i dubbi esistenziali che sorgono, sia a livello personale che nell’industria cinematografica. Fa tutto con il suo tocco di umorismo, con la sua ironia, con una critica dietro le risate.

I conoscenti del regista vedranno nel suo ultimo film una sintesi della sua filmografia e coloro che sono nuovi a lui lo vedranno come una satira che li condurrà a questo.

Oltre ad essere una sorta di summa della sua opera, un momento in cui si guarda all’indietro con una sorta di affettuosi richiami alla sua passata fimografia (il circo Budavari, il pasticcere trotzkista ecc.), vi sono anche omaggi a registi che lo hanno influenzato profondamente. Prima di ogni altro Fellini per cui si può dire che Moretti ha girato il suo 8 ½ personale, il suo controcanto al capolavoro della cinematografia mondiale portando il suo contributo al metacinema.

Potrebbe piacerti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Email