Richard Jewell (2019) USA di Clint Eastwood
Durante le Olimpiadi del 1996 ad Atlanta, la guardia di sicurezza Richard Jewell scopre una bomba al Centennial Park. Dapprima celebrato come un eroe, durante le indagini Jewell diventa gradualmente il principale sospettato.
Alla soglia dei novant’anni (ne compirà 91 a Maggio) Eastwood firma il suo 41mo film. Asciutto, essenziale come solo lui sa essere, ci propone l’ennesimo personaggio che lotta contro il sistema, eroe non perchè salva le persone ma perchè riesce a resistere alle pressioni indebite che gli giungono dallo stato che dovrebbe invece difenderlo.
Eastwood, si sa, è un vero repubblicano ma non ha mai mancato di sottolineare la sua indipendenza in fatto di idee. Anche stavolta affronta la vicenda di Jewell da un lato originale e personale, riuscendo a dare un anima al protagonista, nonostante la sua limitatezza, le sue inclinazioni. Richard Jewell è, infatti, un personaggio anonimo, senza niente da dire, di una pochezza culturale imbarazzante. Eppure, poco alla volta, grazie alla macchina da presa diventa davvero un eroe.
Dopo essere stato accusato, vessato, perseguito dai media, emerge l’individuo nella sua essenza, esprime la sua fragilità umana diventando un simbolo. Nel film, infatti, non succede nulla dopo l’esplosione della bomba. C’è solo un lungo calvario che ci commuove e colpisce. Questo è ciò che più impressiona dell’opera che certamente non è tra le migliori del regista americano, ma ha una sua dignità e credibilità profonda.
Riuscire a simpatizzare per un personaggio come Jewell, un ultra trentenne obeso e mammone, morbosamente interessato alle armi e desideroso di diventare un poliziotto come forma di riscatto personale, era un’impresa titanica ma metterla sul piano del rapporto tra stato e individuo descrivendolo come la vittima di un sistema permetta ad ognuno di noi di identificarsi. Grazie alla sapiente direzione degli attori poi si crea una forte e positiva tensione narrativa.