Il ritorno di Casanova

Il nostro parere

Il ritorno di Casanova (2023) ITA di Gabriele Salvatores


Leo Bernardi, un celebre regista cinematografico, è impegnato nel montaggio del suo ultimo film “Il ritorno di Casanova”. Tuttavia, una volta montata la scena iniziale, il regista inizia a disinteressarsi al progetto.


L’ultima opera di Salvatores è una mise en abyme ambiziosa ed elegante, una sfida tra arte e vita, giovinezza e vecchiaia, amore e morte, desiderio e paura narrata attraverso la trasposizione del romanzo breve di Arthur Schnitzler che dà il titolo al film.
Salvatores ha scelto di girare le scene del film su Casanova in un raffinato Technicolor che rende omaggio a Barry Lyndon, mentre le sequenze incentrate sulla vita del regista Leo Bernardi sono immortalate in un bianco e nero spesso impreziosito da un enigmatico fuori fuoco. Così, realtà e finzione si sfidano costantemente in una sorta di partita di tennis immaginaria. D’altronde, il tema del doppio regna sovrano in un film voluttuosamente cinematografico. Leo sa che il futuro non gli appartiene più: tra un sonnifero e un ansiolitico, deve fare i conti con le novità, con Lorenzo Marino, l’enfant prodige acclamato dalla critica con cui dovrà vedersela alla Mostra del cinema di Venezia, E se l’amore si chiama Silvia, come la musa di Leopardi, forse bisogna abbracciare una paternità improvvisa.
Circondato da amici come Natalino Balasso, Alessandro Besentini, Antonio Catania; Elio De Capitani e Francesco Villa, Salvatores realizza il suo lavoro più personale, anche se privo di precisi riferimenti autobiografici. Tra reminiscenze di Otto e Mezzo di Fellini, forse di Tarkovski, Kubrick affronta una nuova sfida cinematografica non completamente riuscita.
I due piani paralleli si muovono per conto proprio, confusi in alcuni momenti e un po’ forzati come la storia d’amore con Silvia che non funziona per l’assenza di chimica tra i due che risultano inespressivi.

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