Georgetown – Alias

Il nostro parere

Georgetown (2019) USA di Christoph Waltz

Il giovane arrivista Ulrich Mott sposa per puro interesse l’anziana Elsa Breht, allo scopo di accedere ai più esclusivi circoli frequentati da potenti uomini politici. Un giorno, la donna viene trovata morta, uccisa.

L’esordio di Waltz alla regia sembra ripercorrere, in parte, il personaggio che lui ha interpretato per Tim Burton in Big Eyes. Anche qua abbiamo a che fare con un bugiardo patologico anche se in questa occasione abbiamo un finale ben più tragico ed un risvolto quasi noir che nell’altra opera non c’era.

Ulrich Mott, ispirato ad un personaggio realmente esistito, è un uomo complesso che cerca in ogni modo di emergere dalla sua mediocrità mistificando qualsiasi cosa, a partire dalla sua persona che nega sempre, nascondendo la sua omosessualità, le sue sconfitte patetiche, le sue proposte surreali, le sue ambizioni spropositate costantemente frustrate.

Waltz sa brillante ma gira sostanzialmente a vuoto quando esce dal personaggio, restando superficialmente attaccato ad esso, compiacendosi del suo manierismo. L’elemento più riuscito resta lo iato tra realtà effettiva e quella percepita da Moth mentre il resto del mondo vive senza che nulla entri nell’opera.

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