Il paradiso degli orchi. Sono tra noi

Il nostro parere

Il paradiso degli orchi (2013) FRA di Nicolas Bary

Era scontato che qualcuno avesse l’idea di proporre sullo schermo il personaggio di Malaussène, inventato dalla fertile penna di Daniel Pennac. Ci ha pensato il giovane regista Nicolas Bary (all’epoca aveva 33 anni) con una scelta coraggiosa che non ha pagato particolarmente tanto è vero che al primo libro la serie cinematografica si è subito fermata. Il motivo non è solo nella regia ma è nell’oggettiva difficoltà di rendere la ricchezza di sfumature dello scrittore francese, nonchè l’improba impresa di raffigurare il mondo surreale in cui si muovono i personaggi senza scadere nel grottesco.

La delicatezza della trasposizione ha certamente impegnato Bary che ha mantenuto equilibrio e misura, evitando gli eccessi che potevano minarlo. Nel fare questo, però, ha perso di vista il fascino dei personaggi, riducendoli quasi a macchiette. In particolare, Malaussène è abbastanza inconsistente vuoi per certi limiti del protagonista, Raphael Personnaz (mentre la Bejo è forse la caratterizzazione più riuscita), vuoi perchè al cinema (come insegnava Hitchcock) più il cattivo è convincente, più l’opera è riuscita. E, infatti, la trepidazione di mantenere intatto lo spirito del romanzo ha svuotato di forza i personaggi secondari, anima dell’opera letteraria, per la ricchezza delle annotazioni, per i dettagli fulminanti. Il mondo di Pennac ne esce appiattito mentre, invece, nella sconvolgente umanità dei suoi abitanti traeva la sua essenza.

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