Il buco. Dramma carcerario

Il nostro parere

Il buco (1960) FRA di Jacques Becker

Intenso dramma carcerario ambientato, per la maggior parte, in una cella in cui sono rinchiusi 5 galeotti. Il film prende avvio quando Gaspard viene trasferito e apprende che i suoi nuovi compagni di cella stanno progettando da tempo un’audace fuga, grazie alla conoscenza della rete fognaria che passa sotto il penitenziario.  Gaspard è un bravo ragazzo, accusato di tentato omicidio dalla moglie che ha scoperto la sua tresca con la giovanissima cognata. Di fronte alla prospettiva di una condanna a 20 anni di galera, aderisce al piano, contribuendo allo scavo del tunnel che dovrebbe portare alla fuga. Proprio quando la via è sgombra Gaspard apprende che le accuse contro di lui sono cadute, spingendolo a svelare al direttore del carcere il piano facendo catturare i suoi compagni.

Il testo, scritto da Jose Giovanni, è molto valido, svelando un orizzonte cupo, colmo di disperazione per i carcerati che anelano la libertà in modo spasmodico. Notevole, infatti, la scena in cui due di loro (proprio Gaspard, intepretato da Marc Michel, e Manu, con il volto di Philippe Leroy) abbattono l’ultimo diaframma della parete e possono respirare aria di libertà guardano fuori dal tombino. La leggera foschia di un mattino d’autunno, il silenzio del paesaggio urbano, la quieta normalità della vita entrano prepotentemente nell’immagine in contrapposizione con lo scavo notturno, la ripetitività della prigionia. Tra gli interpreti anche Jean Keraudy, prigioniero insieme al collaborazionista Giovanni, protagonista della storia reale cui l’autore si è ispirato. Inoltre, sono da ricordare le presenze di un giovane Michel Constantin e Raymond Meunier.

Il film dura oltre due ore, ma è massiccio nella sua struttura. Ottima direzione degli attori, capacità di gestire una narrazione complessa eppure ristretta negli spazi sono gli elementi più interessanti dell’opera, l’ultima di Jacques Becker morto subito dopo a soli 53 anni.

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