Eccoci alla storia del nostro Festival del cinema più amato. Rivediamo i film premiati in riva al Lido, ripercorriamo il glamour e alcuni capolavori del cinema. È il secondo festival cinematografico più antico del mondo (la prima edizione si tenne tra il 6 e il 21 agosto 1932) dopo i Premi Oscar (la prima edizione si tenne il 16 maggio 1929). Il 28 agosto si alzerà il sipario sulla settantesima edizione. Qua sotto troverete i primi Leoni d’oro per il miglior film. Fino allo scoppio della seconda guerra mondiale il premio più significativo era la Coppa Mussolini. Dopo il conflitto, il ripristino del Festival avviene sotto il simbolo dell’antica repubblica di Venezia.
1946 L’uomo del Sud (The Southerner) di Jean Renoir. Sam Tucker decide di diventare coltivatore diretto di cotone invece che lavorare sotto padrone, ma deve vedersela con le difficoltà del nuovo ambiente, la meschinità e gli egoismi dei vicini e soprattutto le calamità naturali.
1947 Sirena (Siréna) di Karel Stekly Nel 1889 a Kladno, centro minerario e metallurgico della Boemia, la sirena tace durante uno sciopero. Quando durante una manifestazione la polizia ferisce un bambino, esplode una sommossa, sanguinosamente repressa.
1948 Amleto (Hamlet) di Laurence Olivier Trasposizione shakesperiana del più famoso attore inglese. Splendida recitazione, testo immortale e innovativo uso della macchina da presa. In pratica, è un’icona del cinema.
1949 Manon (Manon) di Henri-Georges Clouzot Modernizzazione del celebre dramma, Clouzot sposta l’ambientazione nell’immediato dopoguerra. Manon è una prostitua, ex collaboratrice dei nazisti e ora legata ad un eroe della resistenza che cadrà in basso per lei.
1950 Giustizia è fatta (Justice est faite) di André Cayatte. Un processo sofferto e un grande dilemma morale. I giurati devono decidere se Elsa ha ucciso il martio per interesse personale o, come dichiara la difesa, ha praticato l’eutanasia per mettere fine alle sue sofferenze.
1951 Rashômon (Rashômon) di Akira Kurosawa U n boscaiolo, un monaco e un vagabondo si interrogano sull’assassinio di un samurai e lo stupro di sua moglie per mano del bandito Tajômaru, che li ha coinvolti come testimoni. Mentre si susseguono le dichiarazioni dei protagonisti davanti a un tribunale sulla loro versione dei fatti, la verità anziché emergere sembra allontanarsi. Intenso dramma morale che svela l’impossibilità di ricondurre il tutto ad un unico significato.
1952 Giochi proibiti (Jeux interdits) di René Clément Celeberrima la colonna sonora e famosi i volti dei bambini. Paulette perde i genitori durante un attacco aereo e viene accolta dalla famiglia di Michel. I due iniziano a costruire un piccolo cimitero per gli animali, rubando le croci dal cimitero locale e scatenando le ire degli adulti. Pochi giorni dopo, nonostante l’opposizione di Michel, la piccola orfana sarà costretta a entrare in un orfanotrofio.
1953 Il Leone d’oro non venne assegnato.
1954 Giulietta e Romeo di Renato Castellani Anche questa volta è la famosa opera di Shakespeare, interpretata da un sensibile regista italiano, protagonista anche della stagione del neorealismo. Si tratta di una produzione internazionale che vede Laurence Harvey nel ruolo di Romeo e Susan Shentall in quelli di Giulietta.
1955 Ordet – La parola (Ordet) di Carl Theodor Dreyer Uno dei massimi registi della storia del cinema colpisce al cuore e alla mente con una pellicola coraggiosa e profondissima, quasi sconvolgente. L’intensità degli interrogativi morali posti dal regista danese sono un unicum, insieme a Bergman, in oltre cento anni di pellicole.
1956 Il Leone d’oro non venne assegnato.
1957 Aparajito di Satyajit Ray La rivelazione del regista indiano che sa parlare, attraverso la vita di un bambino, della sua nazione, delle sue storture, dei suoi mali.
1958 L’uomo del risciò (Muhomatsu No Issho) di Hiroshi Inagaki Un povero ma amabile guidatore di risciò si ritrova a occuparsi di una giovane donna e di suo figlio dopo la morte del marito di lei.
1959 La grande guerra di Mario Monicelli Capolavoro immortale del cinema italiano. Fantastici Sordi e Gassman, veri e propri archetipi comici e drammatici.
e Il generale Della Rovere Roberto Rossellini Opera intensa con un grande Vittorio De Sica, esemplare in questa interpretazione.
1960 Il passaggio del Reno (Le passage du Rhin) di André Cayatte Nella primavera del 1940 l’esercito francese è travolto dalle armate di Hitler; lunghe file di prigionieri francesi sono avviate in Germania: sul ponte che attraversa il Reno si incontrano per caso due francesi tra loro molto diversi per condizione ed idee: Jean Durrieu è un brillante giornalista, convinto interventista, Roger Balland è un pasticcere, uomo senza ambizioni
1961 L’anno scorso a Marienbad (L’année dernière à Marienbad) di Alain Resnais Il nouveau roman al cinema grazie alla sceneggiatura di Robbe Grillet. Passato, presente e futuro si confondono. L’idea era di costruire una storia raccontandola attingendo al flusso di coscienza, stravolgendo le regole sintattiche classiche del cinema.
1962 Cronaca familiare di Valerio Zurlini Il libro della Ginzburg narrato da un regista sensibile e abbastanza dimenticato. Ennio deve riconsiderare la sua vita dopo la notizia della morte del fratello.
e L’infanzia di Ivan (Ivanovo Detsvo) di Andrej Tarkovskij Ivan ha perso i genitori per mano dei tedeschi e cerca di rendere la pariglia in qualche modo, facendo l’informatore per i russi. Terribile vicenda in cui si evidenzia come la guerra non ferisca solo fisicamente ma svuoti completamente le persone, rendendole inutili simulacri di esseri umani.
1963 Le mani sulla città di Francesco Rosi Il cinema d’inchiesta di Rosi ha una potenza espressiva straordinaria. Qua, dove si esprime al meglio, ha la forza di raccontare il sacco edilizio delle città, la corruzione della politica, la sua pigrizia e la collusione tra società civile e mafie, malaffari.
1964 Deserto Rossodi Michelangelo Antonioni Giuliana, moglie di Ugo, un dirigente industriale, è depressa e tormentata; il suo senso di insoddisfazione e di inadeguatezza, che l’ha spinta sull’orlo del suicidio, non accenna a placarsi, complice l’assenza del marito e l’alienazione di una modernità priva di significato autentico. L’ingegner Corrado Zeller, amico e collega di Ugo, sembra esser l’unico in grado di penetrare il mistero e l’isolamento in cui versa Giuliana, che non ha tratto alcun giovamento dalla sua temporanea permanenza in una clinica psichiatrica, dopo il tentato suicidio, cui, nei dialoghi, si fa sempre riferimento definendolo un incidente stradale.
1965 Vaghe stelle dell’Orsadi Luchino Visconti Narra la storia di Sandra, che accompagnata dal marito Andrew, torna nella città natale di Volterra per donare al comune un parco da intitolare al padre, uno scienziato ebreo morto in un campo di concentramento. A Volterra rivede il fratello Gianni, il quale sta scrivendo un romanzo autobiografico dal titolo Vaghe stelle dell’Orsa, la madre, ricoverata in un centro per malattie mentali, e il patrigno Antonio Gilardini, sospettato da Sandra e dal fratello di aver denunciato il padre ai nazisti, allo scopo di liberarsene per poter continuare la relazione con la moglie. In un incontro chiarificatore con tutta la famiglia, Gilardini accusa i due fratelli di raccontare menzogne al solo scopo di nascondere la loro relazione incestuosa.