I 10 film italiani campioni d’incasso nel 1972

Via anche con il 1972, grazie sempre al libro di Maurizio Baroni, già citato in altre circostanze. Lo spaghetti western virato al comico con l’accoppiata Hill-Spencer lancia una moda che condiziona la classifica. Impressionante, però, la presenza degli “autori” nelle prime piazze. Se lo scandalo (prima del rogo giudiziario) ha certamente giovato agli incassi del film di Bertolucci, sono da sottolineare le presenze di Zurlini, De Sica, Pasolini, Germi e Wertmuller. Da segnalare, vista la recente e dolorosa scomparsa, la presenza della Melato come protagonista in ben due pellicole.

10. Una ragione per vivere, una per morire di Tonino Valerii. Cazzotti e risate come hanno insegnato i ben più famosi Terence Hill e Bud Spencer. Valerii è un buon professionista, ma la qualità è quella che è.

9. Lo chiameremo Andrea di Vittorio De Sica. Commedia ambientalista dal tono vagamente surreale come nello stile dello sceneggiatore Cesare Zavattini. Interpretazioni altrettanto stralunate ma efficaci.

8. I racconti di Canterbury di Pier Paolo Pasolini. Pasolini affronta ancora un classico della letteratura per la sua lettura estetico morale del cinema e della realtà artistica.

7. Joe Valachi. I racconti di cosa nostra. di Terence Young. Coproduzione sulla mafia in cui spicca Charles Bronson come protagonista. Film solido e strutturato con sagacia dal regista. Professionale, ma non ispirato.

6. Alfredo, Alfredo di Pietro Germi. Immaginare Dustin Hoffman in Italia, colto nella sua giovinezza da un regista come Pietro Germi fa tenerezza. Sinceramente, non siamo sugli standard soliti di Germi che è risultato ben più efficace in altre circostanze. Alcune scene sono veramente impagabili come esempio di osservazione di costume e di riflessione sui comportamenti del maschio italiano.

5. La prima notte di quiete di Valerio Zurlini. Film dolente e notturno che affascina per la sua cupezza e per il dolce senso di disperazione che lo guida. La disillusione alla base della storia è forte, ci racconta l’Italia disperata dell’inizio degli anni ’70 piena di dolore e di domande senza risposte.

4. E poi lo chiamarono il magnifico di Enzo Barboni. Commediola di genere. Che dire d’altro?

3. Mimì metallurgico ferito nell’onore di Lina Wertmuller. Grande successo della regista italiana e dei suoi due protagonisti, in particolare Giannini che raggiungerà anche una nomination all’Oscar alcuni anni dopo. Geniale in diverse espressioni, nella conduzione degli attori, nella carica rivoluzionaria presente in diversi momenti, nel ritratto amaro di un’Italia senza speranze. Che avesse ragione la Wertmuller?

2.  Più forte ragazzi di Giuseppe Colizzi. Altra commedia della coppia del momento. Spencer ed Hill erano ripetitivi, ma la comicità quasi primitiva strappava sempre un sorriso per la simpatia dei due e per la saggia contrapposizione di caratteri che emergeva dalla sceneggiatura.

1. Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci. Film simbolo dell’epoca. L’interpretazione di Marlon Brando ha sconvolto tutti per la modernità e la forza dirompente dei gesti. Lo scandalo portò ad un processo che decretò il bando del film per oltre dieci anni dagli schermi italiani: una decisione così ridicola che ancora oggi offende la nostra nazione. Il film è forte, espressivo e incalzante. I due protagonisti affrontano un viaggio dentro se stessi. Brando ha costruito un monumento attoriale.

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