Carcerato. Il trash dietro le sbarre

Il nostro parere

Carcerato (1981) ITA di Alfonso Brescia
Niente da fare. Anche a distanza di tanti anni, il cinema di Mario Merola resta trash all’ennesima potenza anche se il suo mito a Napoli e dintorni non cessa di vivere. Il personaggio, ricorda la stessa Erika Blanc, sua partner nel film, era largamente superiore a ciò che faceva. Un vero signore, a sentire le sue parole.
Il cast è di notevole livello. Oltre a Merola e la Blanc ci sono Biagio Pelligra (ottimo caratterista del periodo), i grandi attori teatrali Aldo Giuffrè (qui in un piccolissimo ruolo da vilain inusuale per la sua filmografia) e Regina Bianchi, nonché un giovanissimo Sergio Castellito, agli esordi.
La professionalità indiscutibile di tutti si scontra con la sceneggiatura raccapricciante e una regia approssimativa. A chi non apprezza una certa cultura e la tendenza all’eccesso, l’opera non solletica nulla e Merola da fastidio pure nelle parti cantate.
Eppure la Blanc rammenta i brividi provati quando sentì cantare a Merola l’Ave Maria.

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