Lezioni di persiano – La sopravvivenza

Il nostro parere

Lezioni di persiano (2019) FRA di Vadim Perelman

Durante la Seconda Guerra Mondiale, un ebreo belga di nome Gilles sfugge alla deportazione affermando di essere un persiano. La bugia, tuttavia, lo mette in una posizione difficile quando gli viene  dato l’incarico di insegnare il farsi.

Tratto dal romanzo di Kohlhaase (L’invenzione di una lingua), è diviso in quattro parti, rigidamente una ogni mezz’ora, affrontando il tema fondamentale del’importanza della memoria per la Shoah. Grazie alla nuova lingua, inventata per l’occasione da Gilles, i nomi delle vittime restano miracolosamente vivi nonostante la distruzione dei registri attuata dai nazisti in fuga, una volta compreso che il loro mostruoso processo burocratico serve a dimostrare la loro colpevolezza.

Altro aspetto riuscito dell’opera è l’ironia, il sarcasmo con cui viene descritto il campo di concentramento raffigurato in piccole dispute meschine che servono solo a nutrire i peggiori istinti: l’avidità, la gelosia, l’invida. Tutto questo contribuisce a smitizzare la presunta efficienza nazista resa fragile agli occhi di tutti, soprattutto nella figura del comandante del campo e, ovviamente del capitano Koch che da aguzzino senza  pietà alcuna, passa ad essere lo studente di un uomo che per sopravvivere inventa una vera lingua, utilizzando addirittura i nomi delle vittime per creare questo improbabile dizionario. In qualche modo vi è pure una giustizia che svela la presa in giro, rendendo definitivamente sconfitti gli assassini.

Era comunque difficile raccontare con originalità la shoah dopo che tanti si sono cimentati in quel che è diventato un genere. Pur non aggiungendo nulla, il film è complessivamente piacevole, curato nella messa in scena grazie alle buone prove degli attori.

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