Amore. Assolo d’attrice

Il nostro parere

Amore (1949) ITA di Roberto Rossellini

La relazione che univa Roberto Rossellini ad Anna Magnani trova qua il suo più perfetto compimento prima che arrivasse l’uragano Ingrid Bergman a spezzare ogni legame. Il film su una esplicita dichiarazione del regista che affida ad un voice off il commento introduttivo “omaggio all’arte di una grande attrice”. E l’opera va intesa proprio in questo senso: due episodi costruiti esclusivamente sulle doti della Magnani, senza grandi aspetti registici intorno.

Il primo episodio è ispirato a La voce umana di Cocteau. Una donna, sola in casa, attende la telefonata dell’uomo che ama. E’ una telefonata di commiato poiché l’uomo ha deciso di lasciarla: si deve sposare. La Magnani si aggira come un leone in gabbia all’interno di pochi metri, gioca solo sulle sfumature, sulla singola piega del volto, sui diversi toni del recitato.  Lei regge magnificamente l’intera scena, riempiendola, e Rossellini oscura volutamente la stanza, cercando di spegnere ogni elemento che possa distogliere l’attenzione dalla protagonista. E’ una scelta molto teatrale, come quando l’attore calca il palcoscenico seguito da un fascio di luce.

Nel secondo episodio il paesaggio, invece, esplode. Pur continuando ad essere un elemento decorativo della Magnani, la natura selvaggia ed aspra diventa simbolo di una società arcaica, gretta, meschina, chiusa, dove una povera contadinella può essere solo vittima, ignorante e sfruttata, della situazione. La donna crede di riconoscere in un vagabondo San Giuseppe. L’uomo, approfittando del chiaro ritardo della pastorella, se ne approfitta e la mette incinta. Il bambino diventa così per la donna un elemento di riscatto, un senso per un’esistenza disgraziata, isolata da tutti. Se la Magnani è ancora molto brava, l’episodio risulta un po’ forzato perché la grande attrice non appare molto credibile nel ruolo di “pastorella”. Le riprese in paese, quando la disgraziata viene presa di mira da un gruppo di giovinastri, è il momento autoriale più alto, in cui Rossellini si esprime. Da notare che Federico Fellini interpreta il falso San Giuseppe, completamente tinto di biondo. Particolare esperienza per il regista romagnolo che, in quegli anni, era uno dei collaboratori più stretti di Rossellini, sceneggiatore di diverse pellicole tra cui Roma città aperta.

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