Tori e Lokita

Il nostro parere

Tori e Lokita (2022) BEL di Luc e Jean Pierre Dardenne


Nel Belgio di oggi, un ragazzo e una adolescente che hanno viaggiato insieme dall’Africa fanno appello alla loro solida amicizia per far fronte alle crudeli condizioni legate al loro esilio.


Vincitore del premio per il 75° anniversario del Festival di Cannes, l’ultima opera dei fratelli Dardenne cerca di scandagliare le profondità in cui gli esseri umani possono sprofondare e la forza che le persone possono trovare quando sono più messe alla prova.

Gli attori inesperti offrono interpretazioni superbamente naturali. Per tutto il film, la cinepresa segue da vicino le loro azioni e i loro movimenti, ma non si sofferma mai sui loro volti alla ricerca dell’effetto. Quando Lokita viene portata per la prima volta in una fattoria di cannabis, scopriamo con lei il luogo misterioso, inizialmente spaventoso; la telecamera la segue da vicino ma non si sente mai invadente o sfruttatrice. I dettagli sordidi, come Lokita costretta a fare favori sessuali a Betim, vengono lasciati fuori dallo schermo. Questo è un film il cui minimalismo quasi documentaristico acquista potere evitando il melodramma.

Tori e Lokita è un film umanista piuttosto che politico, che punta il dito contro la crudeltà umana, in particolare l’abuso dei bambini, piuttosto che contro il razzismo in sé. Che si tratti di una debolezza o di un punto di forza dipenderà dalla sensibilità dello spettatore.

Potrebbe piacerti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Email