The french dispatch – Quadri

Il nostro parere

The french dispatch (2021) USA di Wes Anderson

Alla morte del direttore di una redazione, il personale pubblica un memoriale che riporta le migliori storie realizzate dal giornale nel corso degli anni: un artista condannato all’ergastolo, rivolte studentesche e un rapimento risolto da un cuoco.

I film di Anderson sono diventati pure esperienze visive. La scenografia accuratissima, la fotografia con colori tenui, la composizione scenica sono quadri con una filosofia dell’immagine precisa e sconfinata. The french dispatch diventa così una summa dei suoi amori cinephiles (la citazione di Tati è incredibilmente bella), un’unione dei volti più significativi del suo cinema utilizzati anche per brevissime apparizioni in tableaux animati, veri prodigi per gli occhi.

Il lungometraggio si articola in quattro capitoli, con la presenza di grandi attrici e attori del cinema attuale, siano essi assidui del cinema hollywoodiano o europeo, con dialoghi costanti in inglese e francese, che non lasciano il tempo di respirare e capire cosa ci stanno raccontando, in quella specie di passerella di modelle dai volti noti, in alcuni casi in ruoli molto piccoli. Col passare dei minuti, si smette di interessarmi a quello che succede ai personaggi, per godersi le situazioni isolate, in alcuni casi molto ingegnose, e la brillante esibizione tecnica e artistica, in scatti di grande bellezza che sono autentiche opere d’arte, di alto livello nel montaggio, nella direzione artistica, nella fotografia in bianco e nero ea colori , costumi e trucco e parrucchiere.

I capitoli, però, sono disomogenei mancando di una prospettiva complessiva che li valorizzi e questo è il difetto del film, altrimenti mirabile.

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