Soleil O

Il nostro parere

Soleil O (1967) MAU di Med Hondo


Un immigrato africano riesce ad arrivare a Parigi. Mentre cerca disperatamente di trovare un lavoro e un posto dove vivere, si scontra con l’indifferenza, il rifiuto, l’umiliazione e il razzismo.


Il film del regista mauritano Med Hondo, artisticamente libero, inizia con uno schizzo ardente della colonizzazione europea che ha soggiogato e impoverito gli africani. Raffigura, con furia sardonica, le avventure di un giovane africano senza nome (Robert Liensol) che arriva a Parigi e, con ottimismo ingenuo, cerca la sua fortuna tra i suoi colonizzatori. Si considera a casa in Francia, ma presto scopre la portata della sua esclusione dalla società francese.

Di fronte a palesi discriminazioni nel mondo del lavoro e degli alloggi, lui e altri lavoratori africani organizzano un sindacato, con scarso effetto; cercando aiuto da funzionari africani a Parigi, li trova completamente corrotti e antipatici. Con amici tra la popolazione bianca della Francia, trova la loro empatia condiscendente e ignara, e il suo senso di isolamento e persecuzione solleva la sua crisi di identità in un passo frenetico.

Hondo offre un collage stilistico per riflettere gli estremi dell’esperienza del protagonista, dal docudrama e i numeri musicali all’assurdità slapstick, dalle sequenze oniriche e dal melodramma borghese alle analisi politiche. L’appassionato e ampio commento vocale di Hondo, rivolgendosi all’eroe in seconda persona, mescola confessione e osservazione, aspirazione e disperazione, conflitti sociali e personali.

L’opera risente del furore ideologico nel linguaggio e del tempo che ne ha segnato in modo evidente il superamento.

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