Serie tv sulla Casa reale inglese

L’Inghilterra ha una tradizione centenaria, celebrata dalle opere immortali di Shakespeare da un ciclo epico e, solo ultimamente, da un gossip infernale. Le vicende storiche hanno però fornito materiale eccezionale agli scrittori che si sono potuti sbizzarrire nei secoli e nelle diverse ere storiche per parlare di potere, sentimenti ed intrighi.
In modo particolare, negli ultimi anni, nella riscoperta della serialità, la corona inglese ha attratto l’attenzione dei produttori che non si sono limitati a scrutare il passato remoto della nazione, ma hanno invece puntato sul passato recente o sul futuro prossimo con risultati davvero alterni.

Ecco alcune serie da vedere, rivedere o non vedere. Attenzione, la prima è italiana

La freccia nera

Splendida per spirito naif e ingenuità, La freccia nera è una serie RAI del 1968. Ambientata nella guerra delle due Rose, è girata quasi esclusivamente in studi televisivi, con una rigidità dovuta alla scarsa mobilità delle telecamere dell’epoca. Attori di ottimo livello, dialoghi professionali, anche se evidentemente ingessati, spicca per coraggio e originalità rispetto a tanta produzione italiana di oggi, pur con tutti i difetti ravvisabili. Chissà cosa avrebbe potuto fare Anton Giulio Maiano con più soldi a disposizione.

The royals

La serie più brutta in assoluto. Gli sceneggiatori hanno scelto di rovistare nel torbido puntando su personaggi macchiettistici, irreali e volgari, come se la storia della corona fosse riletta e raccontata dal buco della serratura da un giornalista del Sun (nella versione italiana da Novella 2 o tremila, vedete voi). I colpi di scena sono assolutamente ridicoli, come ridicola è l’interpretazione della regina da parte di una pessima Hurley e dello zio usurpatore. Lasciamo perdere, poi, i rampolli di casa reale che fanno rabbrividire vuoi per l’ingenuità, vuoi per la stupidità. Serie terribile.

The tudors

Lettura di una famiglia che ha contraddistinto la corona inglese condita con eccessive licenze storiche e con un’interpretazione dei personaggi puntata con eccessiva enfasi su perversioni, ambizioni e sentimenti negativi. D’altro lato non c’è da discutere la professionalità e la forza con cui si è costruita la struttura narrativa, basandosi anche su attori di eccellente livello.

Disraeli

Uno degli storici primi ministri inglesi dell’Ottocento viene raccontato con grande perizia da Claude Whatham. La regia è efficace ma molto televisiva per l’impostazione dell’epoca (1978/1980) e, soprattutto, per la struttura teatrale. Il personaggio di Disraeli viene letto costantemente nel raffronto con il suo avversario politico (Gladstone), la famiglia e, in modo particolare, la Regina Vittoria, qua interpretata da Rosemary Leach. Si può quasi dire che, attraverso il biopic del primo ministro, sia proprio l’era vittoriana al centro della serie. L’interpretazione di Ian McShane è brillante.

Edoardo VII Principe di Galles

Nel 1975 si è deciso di narrare la vita di Edoardo VII, l’uomo del regno breve che ha assunto il trono dopo il sessantennio della regina Vittoria. Schiacciato dall’ombra della madre (profetico il raffronto con l’attuale principe di Galles), Edoardo ha dissipato la giovinezza per convertirsi nella maturità ad una saggezza inaspettata. Timothy West sa affrontare le sfumature di carattere del reale, denotando professionalità. Anche in questo caso è primario il raffronto con il pedigree teatrale di tutti gli interpreti, professionalmente inattaccabili. Ottima qualità comunque della sceneggiatura.

The White queen

Il passaggio epocale della guerra delle due Rose viene raffigurato in un grande affresco che segue le vicissitudini delle famiglie York e Lancaster con il seguito di intrighi, lotte, guerre che hanno contrassegnato l’Inghilterra di fine 400. Altissima la qualità degli interpreti e dell’intreccio delle vicende.

The crown

Raccontare senza scadere nell’agiografia un regno lunghissimo con la regnante ancora in vita è un compito improbo. Ma se a metterci le mani è Peter Morgan, inventore di The Queen, allora possiamo essere sicuri dell’alta qualità della scrittura. La serie prende il via nel 1947 con il matrimonio della futura regina, narrando il momento storico postbellico, i rapporti con Churchill (tra gli altri) ed il passaggio che condurrà Elisabetta alla corona. Serie sontuosa, ricchissima, segnata da un cast notevolissimo e una sceneggiatura affilata che affronta i nodi del potere senza cadere in eccessi, delinea personalità e caratteri con acutezza.

Victoria

Al primo posto la serie BBC sulla regina Vittoria. La grandezza della produzione sta nel saper unire l’affresco storico, ai ritratti politici, mantenendo però una forte tensione. Il personaggio di Vittoria ne esce ingigantito perché lo sceneggiatore ha saputo raffigurarla nelle sue diverse sfaccettature, non rinunciando mai a mostrare il lato femminile e nascosto della regina. L’intelligenza nel saper proporre anche un ritratto sociologico che svela il ruolo della donna nella società inglese dell’ottocento, da cui Vittoria si è affrancata esclusivamente per il suo lignaggio, pur tra mille difficoltà e mancati riconoscimenti. La parte “tecnica” è realmente eccellente, in modo particolare i bellissimi costumi, ma anche la fotografia, capace di colorare la scena in mille contrappunti e tonalità, privilegiando una lettura “calda” dell’immagine.

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