Bob Fosse. Bye bye life

il 23 settembre ricorre il trentesimo anniversario della morte di Bob Fosse, geniale regista, coreografo, ballerino. Ha prefigurato perfettamente la sua morte nell’autobiografico musical All that jazz, vincitore della Palma d’oro a Cannes come miglior film nel 1980. Fumatore compulsivo, maniaco perfezionista e traditore seriale, Fosse inizia la carriera come ballerino nei teatri per accedere presto a Hollywood sulle tracce del suo modello, ovvero Fred Astaire (chi altri?). Dopo un importante apprendistato comincia a firmare le coreografie di importanti produzioni come Baciami Kate, Bianco Natale e Il gioco del pigiama. Il suo stile è originale, una mescolanza tra i diversi generi che si ispira molto al Jazz, promanante sensualità e fisicità.

Passato alla regia sforna alcuni capolavori assoluti della storia del musical vincendo anche l’Oscar alla miglior Regia. Nonostante abbia diretto solo 5 film (più altre due produzioni televisive) ha influenzato profondamente il genere musical negli ultimi trent’anni. Un genere che ha cambiato pelle dopo il suo passaggio. Nessuno, dopo Bob Fosse, è stato capace di raggiungere certe vette. Muore di infarto dopo aver compiuto i 60 anni. Ancora oggi è un esempio. Chicago di Rob Marshall parte dalle coreografie e dalla rappresentazione che il regista mise in scena a Broadway.

Sweet Charity, una ragazza che voleva essere amata (1969)

Il modello è Fellini, nello specifico Le notti di Cabiria. Shirley MacLaine è Charity, taxi-girl” in un night di New York. Dopo essere stata lasciata dal suo fidanzato incontra in un famoso attore italiano, Vittorio, in lite con la fidanzata. Egli invita Charity in un fastoso locale notturno e a casa sua. Vittorio le regala alcuni oggetti-ricordo, ma in quel momento ricompare la fidanzata costringendo la donna a dormire nel guardaroba. Decisa a cambiar vita, Charity si rivolge a un ufficio di collocamento, ma per lei, incapace di far altro che la “taxi girl”, non c’è lavoro. All’uscita, in ascensore, si trova in compagnia di Oscar Lindquist, un giovanotto timido e nervoso. I due si frequentano, e Oscar si innamora di lei e le chiede di sposarlo; poi ci ripensa, le chiede perdono e si allontana. Grande esordio alla regia con il riadattamento di un grande film. MacLaine esplosiva e tenera, sul modello della Cabiria originale. I numeri musicali splendidi.

Cabaret (1972)

Premio Oscar e film acclamato. Un tuffo nel passato con i suoi mali e le storture, ma anche un modernissimo modo per coniugare musica, spirito e riflessione sul male assoluto. Lo stile jazzato e animale che muove i protagonisti (immortali le tematiche delle canzoni) sembra ideale per raffigurare la decadenza in un semplice microcosmo. La sensualità è affidata alle movenze, la musica è il contorno perfetto. Fosse è originale e sconvolgente. Joel Grey e Liza Minnelli superlativi. Un film che ha cambiato le regole del musical, spostandolo dalla semplicità delle trame e dall’aspetto onirico facendolo entrare nel sangue e nella carne della storia. Melodie sublimi.

Lenny (1976)

La vita e la morte tragica di Lenny Bruce, esplosivo e corrosivo comico americano. Un altro eroe nascosto degli USA che ha lottato per rompere la cappa di conformismo, di puritanesimo e di ipocrisia che governava la nazione nei’60. L’uomo ha pagato un prezzo enorme perché era coraggioso e fragile allo stesso tempo. Lottare consuma fino in fondo e Bruce è stato distrutto dalla sfida che aveva intrapreso contro la chiesa, la menzogna, il conformismo. La regia sincopata di Fosse e la magnifica interpretazione di Dustin Hoffman permettono di conoscere il comico nei suoi aspetti anche negativi per costruire non un’immaginetta, un ritratto agiografico, ma un vero ricordo nella sua carnalità, nelle sue vittorie  e tante sconfitte. Il film penetra nelle ossa e mostra il lato nudo, disperato dell’uomo. Fosse utilizza i suoi protagonisti come alter ego delle sue esperienze, della sua personalità.

All That jazz (1979)

Palma d’oro al Festival di Cannes, è probabilmente il reale capolavoro di Fosse. Un vero autoritratto che molto deve ad Otto e mezzo di Fellini (ritorna ancora lui, sì), ma rilegge l’opera del regista italiano declinandolo in una forma musicale ed autobiografica incredibile. Joe Gideon (coreografo e regista) è una copia esatta di lui e delle sue contraddizioni. Fosse mette in scena con esplicita ironia il suo funerale, parla alla moglie e alla figlia (non solo quelle cinematografiche ma soprattutto a quelle reali) con una sincerità sconvolgente, narra il suo amore incondizionato per l’arte. Come il Guido di Otto e mezzo si racconta nella grandezza ma soprattutto nelle miserie, nelle meschinità a cui ci pieghiamo in alcuni momenti della giornata. E in tutte le sue contraddizioni svela il suo amore incondizionato verso la vita, in ogni suo aspetto. Grandissimo.

Star 80 (1983)

Il suo film meno riuscito, probabilmente. La struttura parzialmente convenzionale limita il talento straripante del regista che però ricostruisce l’omicidio suicidio con una forza stravolgente. Ancora una volta c’è una parabola che porta alla morte. Fosse mette in scena un nuovo personaggio che ha cercato di sfuggire al proprio destino, rimanendone inevitabilmente invischiato, distrutto. Dorothy Stratten è l’ultimo simbolo che Fosse ha utilizzato per narrare le proprie ossessioni.

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