Perbenismo criminale – Il sospetto (Jagten) di Thomas Vinterberg

di Gianfranco Angelucci

La bambina si chiama Klara, ha cinque anni ed è molto carina, paffuta, dallo sguardo intenso e due treccine bionde ai lati del viso. E’ innamorata della cagnetta di Lucas e un po’ anche del padrone, l’animatore dell’asilo preso d’assalto dai maschietti appena lo vedono arrivare, impazienti di

giocare con lui. Anche lei vorrebbe averlo tutto per sé e un giorno gli infila nella tasca della giacca un cuore di perline colorate; poi quando lui la chiama per ragionarne su quel dono, lei lo abbraccia e gli incolla la boccuccia sulle labbra. Lucas con ferma dolcezza le spiega che quei bacini si danno soltanto alla mamma e al papà, e la bambina ci rimane male, si sente respinta. Mentre è pensosa, in disparte, alcuni compagni più grandicelli le mostrano eccitati, su un tablet, le immagini crude di un film porno che Klara osserva interdetta. Ma poi quando la direttrice dell’asilo, vedendola silenziosa e appartata, le chiede cosa le sia successo, lei risponde che Lucas le ha fatto vedere il pisellino. La dirigente cerca di minimizzare la faccenda, spiegandole che tutti gli uomini hanno il pisellino, anche il suo papà. Ma la bambina aggiunge: “Sì, ma il pisellino di Lucas puntava verso il cielo.” La matura signora ne rimane sconvolta. Pur conoscendo bene la serietà del giovanotto, il dubbio la tormenta: nel suo istituto non si sono mai verificati episodi di abusi sessuali e sarebbe una vera sciagura se l’affermazione di Klara, che non è solita dire bugie, corrispondesse alla verità. Invece di parlarne apertamente con Lucas, si consiglia con le altre maestre non meno opache e scandalizzate di lei e decidono di convocare uno psicologo per interrogare la bambina. Questi arriva una mattina, zainetto d’ordinanza in spalla; rivolge alla piccola domande tendenziose e decide che il caso vada affidato alla polizia. Intanto per precauzione Lucas viene allontanato dalla scuola. Il giovanotto, del tutto ignaro, precipita in un incubo; la comunità della piccola e civilissima cittadina danese si schiera compatta contro di lui; persino il suo amico del cuore, il padre della bambina, lo scaccia da casa. Essendo separato dalla moglie, il tribunale gli revoca l’affidamento del figlio adolescente Marcus che gli è molto legato; il supermercato di cui è cliente si rifiuta di vendergli il cibo, viene maltrattato, bastonato, buttato fuori come un appestato. Persino la piacente inserviente dell’asilo, una giovane donna che l’aveva corteggiato per avviare una relazione con lui, non appare del tutto certa della sua innocenza. La polizia lo arresta in attesa di processo; Marcus, disperato, tenta di far ragionare i vecchi amici del padre, che però fanno muro; e quando trova la cagnetta brutalmente uccisa davanti alla porta di casa, esplode in una rabbia intrattenibile: “Vi ammazzo tutti!” E noi ci auguriamo che lo faccia, un giorno lo farà, come il film lascia presagire con un inquietante finale. Avrà così la vita rovinata al pari delle tante troppe vittime di regimi talmente civili da creare schiere di disturbati mentali e stragi ottenebrate. Per fortuna esistono gli artisti capaci di far affiorare il marcio nascosto sotto la glassa levigata del politically correct. Il regista Thomas Vinterberg, già autore del celebratissimo Festen, Premio della Giuria a Cannes nel 1998, si è nel frattempo affrancato dalla nociva influenza di Lars von Trier e grazie anche allo splendido protagonista Mads Mikkelsen racconta con “Il sospetto” (titolo non a caso hitchcockiano) una limpida e tragica vicenda sui guasti provocati dai professionisti della pubblica virtù e da una civiltà mascheratamente oppressiva.

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