Notturno indiano – Usignoli

Il nostro parere

Notturno indiano (1989) FRA di Alain Corneau

Un viaggiatore senza nome arriva a Bombay alla ricerca di un amico. Prosegue verso sud, verso Goa, passando per Madras, ma è una pista falsa. Il mistero non è nel ricercato, ma nell’investigatore: il suo è un viaggio iniziatico.

Corneau propone 4 diversi livelli di riflessione sull’India partendo dal romanzo omonimo scritto nel 1984 dal famoso scrittore Antonio Tabucchi. Dopo la introspezione filologica dell’opera letteraria, il regista ha voluto portare lo sguardo dell’occidente sui misteri orientali utilizzando un approccio spirituale, metafisico.

Il terzo focus archetipico è stato rivelare l’India prima in spiritualmente e poi socialmente senza alcun abbellimento o concessione estetica. Infine, il quarto livello è la visione dello spettatore che è libero di trarre qualsiasi conclusione dopo aver letto il libro o visto il film.

Corneau ha osservato in modo divertito che, come la maggior parte dei suoi altri film, anche “Notturno indiano” può essere definito un polar, ovvero il classico giallo. E si potrebbe anche credere al regista perché il film può sembrarlo in quanto vi è la ricerca di un uomo scomparso ed il mistero che aleggia intorno a questa sparizione è il fulcro da cui si dipanano una serie di eventi e di incontri che ispirano il protagonista. Jean Hugues Anglade è perfetto nel ruolo per il suo innato stupore capace di dare anima a  questo film allegorico che mostra un’immagine misterica dell’India.

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